La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 24 - 25 giugno 1908

31 denziale. Ci ha raccontato che molte ladies , sono andate in visibilio per l'Eroe di Caprera. Una poi si era inca- ponita di farselo suo per sampre. Stanca d' uomini che non conoscevano in amore che la menzogna, lo aveva cre- duto tanto diverso dagli altri, da supporlo l' ideale della donna. Ci assomigliamo tutti, diss' egli forbendosi i baffi con il tovagliolo di Fiandra e raccogliendolo "sul suo piatto come per dire che la sua colazione era finita. Dinanzi la donna non ci sono nè eroi nè uomini illustri: non c'è i ' che il maschio. Fece pausa. Gli passò per la testa un'om- _,. bra, forse una donna, forse un ricordo spiacevole. • ' Accendendo la sigaretta, aggiungeva con la stessa "'• lentezza di voce, che gli uomini che avevano data troppa ; importanza alla donna erano finiti tutti male. Se avesse ' seguito l'esempio dei suoi amici a quell'ora sarebbe o morto, o al manicomio, o disperato sulla spiaggia dei naufraghi della vita. Egli aveva capito che non bisognava essere nè esigente nè egoisti. Prendeva quello che_ gli davano. Di Rosa era contentissimo, salvo le sue ripugnanze per il libro. Ciascuno rispettava i gusti e le variazioni dell'altro. Egli aveva il debole dei ricordi storici e lei a- veva il debole della padronanza — due cose che non facevano male nè all'uno nè all'altra. Guardando all'orologio, mi pregava di passsare con lui nella biblioteca perchè voleva farmi vedere le cartelle nelle quali era tutto il materiale della spedizione dei millle — un materiale, diceva il signore, che bastava da sè solo a ricomporre it grande dramma patriottico, che sa- rebbe diventato con gli anni leggenda. Tu sei giovine, diceva seguendo con gli occhi il fumo della sua siga- retta, e se passerai cnn pazienza per tutti quei documenti potrai diventare lo storico di un movimento immortale. Io ascoltava senza sentirmi commosso. Ero preparato a catalogare, ma non a divenire una testa garibaldina. Io non volevo muffe al mio desco intellettuale. Sentivo la vita e volevo della vita. Il mio sogpo, se ne avevo uno, era di arricchire di colori la mia tavolozza, di inghiot- tirmi parecchi dizionari di lingue e di mestieri, di fare del- mio cervello un'officina di pensieri e di passare per

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