La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 24 - 25 giugno 1908

20 in giorno per gli avvenimenti pubblici, che raccogliete i fatti della convivenza sociale e che assistete ai drammi della vita, se nel mio lavoro giornalistico ho mai messo della cattiveria, dei li- vori personali o della diffamazione, sia per ignoranza o per spe- culazione. Così faccio adesso. Voi sapete che la libertà di stampa è ancora in lotta coi freni negli articoli del codice penale. I no- stri legislatori non hanno ancora capito che i freni sono nella li- bertà assoluta. Dove non c'è persecuzione giudiziario la stampa è più conscia de' suoi doveri, perchè il suo giudice è un giudice spietato, è l'opinione pubblica. Il giornale che vendesse la diffa- mazione o turbasse l'atmosfera sociale per fare quattrini e scan- dali, subirebbe il boicotaggio. Ma io dico cose che sapete meglio di me. Ascoltate piuttosto.il mio caso. Io ho iniziato, con la nascita della Commedia, larubrica intitolata « i I nostro almanacco di Gotha.. Lo scopo è chiaro. Penetrare in una zona proibita o privilegiata. Allargare il terreno di coltivazione giornalistica. Sopprimere il cortigiano con il lavoro documentario. Diffondere la vita di Corte, la vita dei regnanti, delle famiglie reali, dei personaggi alla som- mità della scala sociale,come diffondiamo la vita del popolo, delle masse e delle classi. Compito difficile come tutte le zone inesplo- rate, come tutte le zone protette dal < qui non si passa •.Cosi è inutile che io vi dica che sono stato cauto, che ho consultato i maggiori storici, che non ho raccolto che ciò che non è più in discussione o è passato alla storia con il bollo del verdetto uni- versale. Ora io, Diplomatico, ho raccontato di Vittorio Emanuele II e di Umberto I alcuni episodi in tutti i libri e in tutti i giornali che parlano di loro, e ve lo proverò pubblicando le pagine degli, altri. Ho io, giornalista, diritto di riassumere i sovrani morti (io direi anche vivi) nel materiale della loro esistenza e magari di giudicarli ? Ecco il quesito che io vi sottopongo. Dimenticate i la politici che ci dividono e pensate alla gran- diosità della nostra professione. Condannatemi o assolvetemi come vi suggerisce la vostra espe- rienza e ditemi se sono degno o indegno della solidarietà che ci ' ha uniti in una stessa casa. Pecche è con il vostro verdetto che io andrò davanti ai giurati (i). IL DIPLOMATICO. - (1) La mia supposta realofobia è nei numeri 15, 19 e 20.

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