La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 23 - 18 giugno 1908
L'avsenimento dell'incontro è avvenuto lo stesso. Zio e nipote si sono buttati l'uno nelle braccia dell'altro. Ma la fraternizza- zione dei due popoli non è entrata nel loro abbraccio. La demo- crazia sociale russa e la democrazia sociale britanna hanno invece associato la loro esecrazione per l'uomo che passerà alla storia com pme un macellatore di folle. «.• Sarei un imbecille se non sperassi in un rovesciò dei moderati al Comune. Ma Milano è troppo grassa per lasciarmi nutrire di queste speranze. Preferisce la tavola agli interessi cittadini. E poi a dirla non è mica malcontenta della Giunta d'oggi. Il sindaco è un uomo- rappresentativo per eccellenza. Affabile, simpatico, dut- tile, presente a tutte le cerimonie. Abile, abilissimo. Lui e tutti i suoi erano contrari alla refezione scolastica. Saliti al potere hanno sviluppato il programma dei loróavversarii. Prima l'avevano su con la Camera del Lavoro. Al potere l'hanno protetta e continuano a mantenerle la dote. Sulla piattaforma elettorale hanno denun- ciato la Giunta popolare per le spese eccessive fatte per gli orga- nici. Pareva che i popolari per ingraziarsi gli impiegati del Co- mune avessero sprecato miliardi. Sono ritornati al potere e in- vece di assotigliare gli stipendi li hanno aumentati ;tutti come un'offa alla burocrazia comunale per la sua devozione alla Giunta moderata. Non c'è più lamento. Impiegati alti e bassi sono tutti contenti. Con le case popolari hanno piegato un po' di qua e un po' di là. Prima la municipalizzazione delle case era la loro bestia nera. Al potere hanno sviluppato la municipalizzazione con i quattro milioni della Giunta nemica. E adesso si liberano di tutte le aree e di tutti i blocchi di case municipalizzati consegnando ogni cosa all'ente autonomo. Così non hanno Picontentato né gli uni nè gli altri. Non mi meraviglierei se la Giunta Ponti do- mani condannasse la statua di Napoleone Ill all' espulsione dal territorio milanese *5* Ferdinando Maria Perrone ha fatto scalpore. Giunto alla.ric- chezza non lo si è lasciato in pace. Gli si è dato del ladro, del filibustiere, dell'imbroglione. Si sono stampate sulla sua vita al- l'Argentina' cose che non hanno lasciato neanche la pelle per arrossire. La sua fortuna e i suoi imbrogli devono essere inco• minciati durante il governo di Juares. Alcuni fattacci della sua esistenza sono usciti nel maledetto '98, al processo Mosconi-Per- rone. Vi si è letta la sentenza del Tribunale correzionale di To- rino che lo ha condannato a sei mesi di carcere (63 aprile 1889) e
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