La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 23 - 18 giugno 1908
29 Mali e rivela l'istinto di gelosa vendetta che è di tutte le razze. Il fatto scompare dietro l'essenza di quest'uomo la cui figura è quella dell'individuo da esaminare come esponente di un parti- colare carattere della società moderna. A me non interessa di conoscere i particolari dei fatti come si siano svolti e come abbiano condotto l'artista alla tragedia; nè mi attira il desiderio di sapere se Cifariello sia più o meno colpevole e se le ciroostanze portino a reclamare per lui, omicida, le pene della giustizia civile o la compassione del cuore umano. Tutto ciò rappresenta soltanto la inutile conclusione di apprez- zamenti individuali e soggettivi. Ben altro è degno di investiga- zione nel dramma attuale, il cui significato, a mio parere, può essere sintetizzato nella domanda seguente: Cifariello amante del- l'artista di caffè concerto, nelle medesime circostanze che hanno determinato il fatto, sarebbe arrivato alle stesse conclusioni di Cifariello marito della signorina Bianche De Mercy ? Oppure il concetto si potrebbe riassumere in un quesito di ordine più ge- nerale come questo: La posizione del marito, a differenza di quella dell'amante, nei casi di gelosia e di adulterio, dati i pregiudizi della società non costituisce una determinante al delitto per la difesa della dignità e dell'onore dell'uomo ingannato e offeso? L'unione di Cifariello con Bianche De Marcy ha spezzato i vin- coli d'amore delle loro anime, creando nel convivio sociale le fi- gure di due spostati. Il dramma intimo che segui fu tutto un sogno di poesia svanito, fu la splendida creazione della fantasia di un poeta, che andò infranta-contro il macigno delle convenzioni e delle necessità pra- tiche della vita. Bianche De Marcy è apparsa innanzi allo spirito indagatore di bellezza dell'artista, come visione nell'incantesimo della grazia, in un mattino stupendamenle magnifico di primavera spandente di sua freschezza le rocche e gli avanzi della Roma classica. La natura sembrava dare una forza più viva alla magnificenza dei sette colli e dai ruderi tepposi traspariva tutto il mistero della lor gloria antica: in quel giorno la sognatrice accorreva al suo poeta perché le canttsse l'incanto di quella meraviglia. Mentre il primo raggio di sole usciva sopra il Leventino a indo- rare la vetriata del grande studio, l'artista aveva aperta l'imposta e dal davanzale, respirando l'aria pura, lasciava all'occhio correre Instabile sulle morte ruine e sulla risplendente natura, in cerca dell'idea ché la mano esperta avrebbe plasmato nella materia e vivificata col soffio dell'estro.
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