La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 21 - 4 giugno 1908
I20) , APPENDICE 29 LtA VITA TURI3OLtENTA DI 13F1IIVIO11b0 liENDERSON Ero uggito dalla casa di Paolo Gamba 'per imparare a guadagnarmi l'esistenza con le mie braccia e per aprire le valve del mondo intellettuale a colpi di penna ed ecco che mi lasciavo portar via un'altra volta la mia indipen- denza da una ragazzona, più matura di me, già abituata ai letti maritali, che mi considerava forse uno strumento per i bisogni della vita sessuale. Tutto quello slaccia- mento mi circondava di un odore di carne mal lavata che mi spoetizzava. L'anello che fosforeggiava alle dita inco- minciava a pesarmi. Io scontavo la mia condiscendenza con la vergogna di un mercato. Mi pareva che il regalo fosse il prezzo dei miei abbracci. Si era alzata dalla pol- trona lasciando giù tutto in una volta, pregandomi di staccarle dall' attaccapanni la camicia da notte. Era più bella nuda che vestita. La deformazione non era visibile che nella mollezza del seno. Aveva curve leggiadre, una pelle marmorizzata e rosea e un dorsale ritto e levigato che dava l'idea di un torso possente. Tutto armonizzava col donnone. La vita non si restringeva, come quella di tante donne che si sfigurano stringendosi nel busto fino alla mancanza del respiro, ma rimaneva tale e quale, quasi perduta nei fianchi poderosi piantati sui piloni delle gambe come un blocco di carne modellato da un artista che co- nosceva la statica. Pur essendo vistosa e massiccia, l'e- quilibrio del suo corpo era pertetto. La maggioranza delle donne ha il collo del piede e il piede in dissonanza col polpaccio sodo di un gambone che va su ingrossando per le cosce fino alle fughe. Rosa era l'eccezione. La si guardava senza sentirsi a disagio. Sfa-
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