La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 20 - 28 maggio 1908

28 attività letteraria e non letteraria dello Sbarbaro, la quale fece anche che si riverberassero su Alberico Gentili i motteggi e i sarcasmi che il focosissimo e amenissimo professor maceratese si era attirato addosso. Così corsero degli anni, e nessuno del monumento ad Alberico parlò più. Corsero degli anni, ripeto, e si perse perito la me- moria della- somma — non molta, veh! — stata raccolta all'uopo e rimasta infruttifera... Dopo parecchio tempo l'idea del monumento risorse. Si rat- toppò alla meglio il comitato del 1875 — nel quale la morte aveva largamente mietuto, incominciando dal•prasidente — si fece ricerca della somma raccolta, la si rintracciò, non senza fatica, e la si mise a frutto; ma nemmen allora si fece Mina di serio, e il monumento ad Alberico rimase, anche allora, un pio desiderio di poche animo elette. Coni altri anni passarono, finchè l'idea del monumento per la terza volta risorse, ora è poco, e con qualche affidamento di serietà e di buona riuscita. Visto che la somma raccolta aveva fruttato ed era cresciuta. Bi bandi il concorso pel monumento, e ai fece, indi a poco, la scelta del bozzetto. Fu scelto quello dello scultore Giuseppe Guastalla, romano, il quale ha or quasi condotto a termine l'opera sua, di modo che in questo anno 1908 essa potrà essere inaugurata nella maggior piazza di San Ginesio. Bene. Questo monumento Alberico Gentili se lo merita, anche se il suo nome non va, come quello di tanti altri, sulla bocca di tutti. Se lo merita più di altri ed altri che lo hanno già. Egli onorò, tanto in Italia, quanto fuori d'Italia, ,i1 nome della patria, della grande patria, e l'onorò non con vani libri di letteratura, nò con vane opere di politica. Egli onorò il nome d'Italia con un libro, il e De Jure Belli • in cui si afferma il principio di nazionalità, si gitta il seme dell'arbitrato interna- zionale, si tracciano con sicurezza i termini e i limiti del diritto delle genti, si difende l'autonomia dei popoli, si consiglia la buona lede e la moderazione in guerra, si raccomandano gl' interessi internazionali dell'agricoltura e dei commerci, ai proclama la fnvulnerabilità dei forestieri, s'insegnano al vincitore i doveri verso i vinti, si condanna la perdita della libertà nei caduti, si limitano i privilegi, s'insegnano ai principi i confini naturali del loro potere, e s'inneggia infine, alla Pace. Tutto questo fece Alberico Gentili tre secoli e più addietro, quando a tutto questo nessuno pensava, forse pareva cosa im- possibile. Ma i tempi diedero ragione ad Alberico e stabilirono la gran- dezza cause dell'opera sua di pensatore. Ugo Grozio, mezzo secolo dopo, ritornava sull'opera di-Alberico e ne athpliava 'il disegno, seguendo, per altro, lo stesso metodo. Al Grozio seguirono altri, i quali, tenendo sempre di mira la grande opera di Alberico,

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