La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 19 - 21 maggio 1908
Spett. Associazione Agraria, Accuso ricevuta della vostra in data 9 corrente, e rispondo a nome della Camera del lavoro. Non crediamo di aderire all'invito di nominare i nostri rappresentanti nella Commissione arbitrale, perché ci pare inutile se non decoroso mantenerb rapporti di qual- siasi genere con chi non rispetta i patti liberamente concordati. La disoccupazione artificiosamente creata, la persecuzione giudi- ziaria ed ex-giudiziaria esperita e tentata contro i lavoratori rei di essere organizzati, i licenziamenti in massa dei famigli da spesa, e cento altri segni d'importanza più o meno grave, dicono chia- ramente da quale spirito di odiosa rappresaglia siano animati, i proprietari della provincia dr Parma. Possiamo noi onestamente tenere contatto con ehi agisce con tale e tanta male fede? « Noi disdegniamo le ipocrisie e con molta franchezza vi diciamo che, trattati da nemici, non vogliamo fingere una cordialità di cui non è in noi alcuna traccia, come traccia non v'è nell'anitna dei proprietari parmensi. Decliniamo quindi l'invito fattoci, riservan- doci di difendere le conquiste nostre ed il buon diritto dei lavo- ratori con mezzi più adatti di una Commissione arbitrale. Per la Commissione esecutiva .4. De Ambris.» ••• Io sono, nelle società in cui viviamo, trustista, perchè il trust non solo elimina dalle industrie e dai commerci la speculazione ladra e gli inadatti, ma eleva lo s?andard della produzione e della vendita a beneficio dei consumatori. Mi spiego con un esem- pio. Supponetemi,per un momento il trust del vino. Coi milioni associati ii mi impadronisco di tutte le vigne italiane. Ho al mio servizio tutta gente competente: dei viticultori, dei pigiatori, dei travasatori, degli assaggiatori che saanoeil loro mestiere. Il mio monopolio è un calmiere, è un regolatore di prezzo, è un distri- butore di vini che non subiscono nè la sofisticazione nè l'adulte- razione ed è un protettore dei bevitori perchè esige che gli spacci vendano il vino come esce dalle sue cantine e nelle misure della capacità fissata dal consiglio dei trustisti. Non c'è bisogno che io continui per dimostrare che il consumatore è entrato, col trust in azione, nel regno della probità industriale e commerciale. Il trust diventa esiziale quando è in mano di gerenti e di azio- nisti che non capiscono che i più furbi sono i più onesti. Io fiuto già la catastrofe dei trustisti delle osterie e delle trattorie e degli alberghi. Perchè costoro non sono degli elevatori del comfort e della cucina e della cantina, ma sono dei vilissimi speculatori che hanno sbarazzato il mercato dai ladruncoli per diventare loro
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