La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 18 - 14 maggio 1908
posto del suo dovere accanto al santo figlio Furia. Ed entrambi' aspetteremo il marito ed il padre!... » Sempre nella stessa pubblicazione ella dice che prima che le giungesse la notizia luttuosa aveva scritto nel si'^ diario le parole che trascrivo: La morte ci aspetta; soffiano gli ultimi venti avvertitori; la bellezza di nessuna espressione non varrebbe a celare questa nera verità... Una forte ed improvvisa scampanellata e... la let- tera rimane tronca, qui; però da non finirsi mai più! Quando riprende la penna scrive: « Per nessuno di coloro, ella dice, che mi vollero dimenticare in questo grande lutto, nlio marito non avrebbe mai pensato di dedicare la prima copia di Cuore, fatta cucire e spedire in fretta per me, il giorno del mio onomastico, con questa affet- tuosa dedica: Alla mia buona e valorosa Teresa, che mi ha confortato ed aiutato. e Dopo la prima immane catastrofe, il suicidio di Farlo, i mali si. moltiplicarono »... Finché una sera terribile, come traso- gnata, mormorai invano sul pianerottolo a chi se ne andava via per sempre (il marito): — Ricordati; fuori della propria casa, lontani dalle cure di chi ci ama, soltanto seguito e cir- condato da gente interessata, si precipita verso la morte. Ri. cordati! E poi avevo richiuso l'uscio ed ero rimasta come in- chiodata al pavimento, in mezzo a quel silenzio spaventevole...» — Cito un periodo che non capisco. Parla come di miseria. e Ciò ancora un ricordo. Prima dell'unico figlio che mi rima- neva, per mancanza di denaro costretta a fare l'avvocato di me stessa con questa povera penna, il freddo della paura di tutti, che mi mordeva da ogni parte, come mai non sono sparita ancora? e La mattina del nefasto quattordici, accompagnata da una amica, mi trovai per tempo nel sotterraneo. Ancliegli, fra poche ore, avrebbe disceso, portato, quella scala senza vita. Come Furia! Come Porlo! (Pausa). Le prime volte, che ero discesa Là, nove anni prima, sentivo nella testa come uno strepito di cataratte che sbattessero le loro acque nel mio cervello! Infine mi abituai; e quello per me ò diventato il luogo della vita... Fidati di me, De Amicis, non ti lascierò mai solo, nemmeno quando l'aria del sotterraneo comincerà ad essere troppo umida e fredda per Molti accalorati. e li dolore calmo e nobile è (limito che dura eterno. Come sono miseri invece coloro che non vedono attraverso a nessuna profondità, che si pascono di comparse e di molteplici pose; e si aggirano fra gli addolorati per mendicare dai giornali un qualche cenno di loro stessi! — Nessuno di costoro a te mo- rente, o Da Amicis, avrebbe dato la sua vita od una parte sol- tanto della sua per salvare la tua. Fo' già scacciare dal mio uscio certi tuoi devoti, di cui tu stesso avrai forse dovuto mo- derare il furore del loro attaccamento a te!
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