La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 18 - 14 maggio 1908

8 so che cosa fosse, nia la gente di quei giorni era agitata, spaven- tata, terrorizzata. Molti hanno creduto che fosse proprio venuto il momento della rivoluzione con le barricate e hanno scritto iL loro testamento. Tra quest'ultimi, che avevano nulla da lasciare, è il dottor Ceretti. La questura l'ha trovato a pezzetti nella cesta della legna accanto al camino del suo studio nella sua abitazione al terzo piano. E an- • ch'esso è stato un gravissimo documento contro gli indiziati di avere partecipato:alla riunione, parche in esso si lascia credere che si stesse per dar mano alle armi. A ogni modo è bene che lo %i legga. « Mia adorata T., La sera che sopraggiunge è terribile, ma è la benvenuta. Forse sarà l'ultima per tanti giovani che hanno un'anima nel petto ed un ideale nel cuore. Forse sarà l'ultima anche per me. Prima adunque di lanciarmi nel buio del destino voglio salu- tarti e chiederti perdono delle tante mie cattiverie; tu, se non do- vani ritornare, serberai sempre memoria del tuo Vittorio, che, ad onta di tutto, ti voleva tanto bene. Io non posseggo assolutamente nulla: ho provveduto afftnchè qualche mio debito venga pagato dagli amici o dai parenti o dai fratelli di partito. Non ho che i mobili della mia casa e la mia bicicletta, la mia cara bicicletta che mi ha portato lassù a Viggiù. Questa lettera scritta da me serve di testamento, e se dovrò ca- dere questa notte ecco come dispongo: lascio a te tutta la casa come si trova, con dei ricordi per il fratello e due colleghi Me sop- primo io i nomi). Speriamo che il signor Caso voglia risparmiarmi, ma se avvenisse il contrario, tu mia T., perdonami l'immenso dolore che ti procuro e ti sia di conforto alla sventura il pensiero che son morto per la mia causa e che il tuo Vittorio non meriterebbe l'amor tuo se per- desse la stima di se stesso. Prendi dal tuo Vittorio cento baci. Addio e coraggio. Vittorio.> Ore 6112 pom. 7 maggio 1898.. Finisco senza gridi, senza urli, senza imprecazioni. Affido la causa dei morti e dei feriti e degli arrestati e dei processati e dei con dannati al pubblico. Dica lui se gli autori delle stragi delle quattro giornate del 98, e i membri della Giunta Municipale che li hanno aizzati per sfogare le loro vendette personali, non dovevano essere processati come assassini di folle e se le vittime del disastro mi- litare non dovevano essere Indennizzate dalla Camera legislativa, Vautrin.

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