La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 17 - 6 maggio 1908

29 lora prese il suo posto un personaggio•della architettura e cri- spino fino alla radice dei capelli, il quale ha deposto di avere udito da Romussi che si dirigeva verso il corso-di porta Venezia dei pen- sieri sconnessi. «Dalla prima frase che mi rivolse potei afferrare semplicemente le parole : « Cittadini senza acini » Sorpesa di Luca Beltrami. I) siccome ROI:111159i si trovava in compagnia di uno sco- nosciuto ha conchiuso la sua espressione con una frase di cui non ricordo testualmente che le parole o fatlsila monarehia I «B siccome in quel momento _non sapevo quello elle era avvenuto, dopo, pensandoci, mi sono formato « il concetto che 'le 'frasi pro- nunciate dal Romussi alludessero ad un mutamento di governo:« 11 documento pio formidabile contro la sua delinquenza novan- tottesea è stato un poniamo del 27 agosto 1885, che probabilmente non è suo. Cittadini! La monarchia Sabauda or san 15 anni compiva un delitto orrendo; l'assassinio dell'eroe Pietro Barsanti, non dimentichiamo. Non dimentichiamo il cumulo d'umiliazioni e d'infamia che dai governanti si versano sulla Patria. Prepariamoci nel silenzio, - a nessuno difetti un'arma. Il giorno verrà. La Patria avrà la sua libertà, Barsanti sarà vendicato. E del comitato italiano d' azione. Ma gli è stato attribuito, siccome aveva in testa queste parole' scritte di suo pugno « Propaganda per la pace. Sono stati distribuiti, in questi giorni nelle vie della città e negli esercizi pubblici i seguenti manifesti, stampati a guisa di réclame Anche quest'altro proclama che gli venne nuttato in faccia come suo non e farina del suo sacco. «Ita- liani! L'Italia, il di (sottolineo per provare che non è suo) cui risorgimento politico•fu salutato dal mondo civile come pegno della cooperazione di tutto un mondo nelle rivendicazioni del di- ritto delle genti; l'Italia, quella educata da Mazzini e da Garibaldi, al culto della legge morale che vuole i popoli fratelli fra loro nella libertà e nella mutualità-dei doveri, è oggi trascinata dalla dina- stia dei Savoia, sulla via che sempre calcarono i rei quella che che mena al delitto ». In nome di Bava Beccaris, tenente generale e comandante del 'terzo corpo d'armata e regio commissario straordinario, il delegato Umberto Cerruti gli ha messo sottosopra la casa e gli ha portato via delle cassette di cartone piene di manoscritti, una delle quali con carte e lettere '<guardanti il defunto Cavalletti, tre pugnali, 4 fioretti, 7 sciabole, un fucile da caccia, tutte armi che si sup- poneva dovessero servire «alla sommossa>, come continuava a chia- marla nel carteggio il questore Minozzi, e che dovettero essere re- stituite alla famiglia perehè non erano che armi di lusso.

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