La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 16 - 30 aprile 1908

tragedia bolognese, ha superato tutti nelle rimangiature e nelle tessiture di nuovi episodi. Neanche quando si è segato le vene ha saputo spalancare il cervello per tranquillare il pubblico che lottava nei dubbi. • Nel mondo criminale non c'è chi Puguagli,se non pensando al La Pornmerais o alla Humbert. Pecchi anche i delinquenti pii pertinaci nell'intricare la matassa dei loro delitti, calato il sipario, si danno per vinile cercano nelle bugie i punti deboli che li hanno fatti sconfiggere dalla legge. Pio Saldi resiste. La sua mente, anche nel costume dello spaventoso reclusorio di Volterra, continua a romanzeggiare criminosamente; dico criminosamente pecchi in tutti i suoi rifacimenti tenta di travolgere persone che non hanno nulla di comune col delitto di Bologna. Se si incomincia a studiarlo alla scoperta del cadavere ci si ac- corge subito che il suo volto è abituato alla maschera. Si è pre- sentato alla giustizia con un alibi. Egli non poteva essere sul teatro dell'assassinio perché, mentre lo si compiva, era in viaggio per Firenze. Giunto all'hatel de Russie si è fatto notare dal portiere e dai camerieri. Il danaro che aveva in tasca era suo, guadagnato • al giuoco a poco a poco. Siccome prima del delitto' egli era all'ablativo assoluto e il giu- dice istruttore ingisteva nel dirgli che la somma rappresentava il prezzo o parte del prezzo dell'operazione chirurgica che egli aveva compiuto nella casa di via Mazzini, 39, si è messo ad arruffare i fili della indassa. Sii denunc:ato come ladro. Le L. I500, disse lui, le ha involate a Tullio Murri, Egli non nega di essere entrato nel- l'appartamento dei coniugi Bonmartini, ma per impedire a Tullio Murri di commettere uno sproposito per gratitudine dei be- nefici ch'egli aveva ricevuto dal prof. Mimi, il quale gli aveva fatto ottenere una bersa_di studio. Si è trovato chiuso nell'appar- tamento quasi a sua insaputa. La Bonetti ve li aveva chiusi a chiave. E l'agitazione e l'orrore di trovarsi nella zona del delitto non sono scomparsi che quando Tullio gli ha detto che aveva le chiavi per lasciarlo uscire (mentre non si poteva chiudere e aprire l'entrata che dal di fuori) quando voleva. Infatti egli se ne sarebbe andato alle 17.30 del giorno 28 marzo 1902 e il conte non sarebbe arrivato da Venezia che alle 18.30. Ha negato di essersi cavate le scarpe e di essersi sdraiato sul letto in attesa della vittima. Poi lo ha ammesso. Si è cavato le scarpe, è stato con lui quattordici ore, un'attesa che avrebbe dovuto essere terribilmente angosciosa, ha mangiato con lui l'offella, ha bevuto allo stesso tavolino cham- pagne e piu tardi ha confessato che Tullio Murri è andato in casa del cognato con un pugnale alla cintura, un bastone a stocco, un

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