La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 16 - 30 aprile 1908

3( tazioni di rispetto, e mi costrinse a rimanere sul Mar- ciapiede, tirandomi sempre più vicino a lei ogni volta che il vento infuriava, sibilando. Siamo giunti a casa che c'era già l'anticamera piena di patriotti con lo sparato della camicia delle grandi occasioni che appendevano paltò e cappelli. Rosa è stata salutata rumorosamente, ma io ho potuto vedere l'ironia nei loro occhi e sulla loro bocca. — Passino nel salotto. Il signore non era ancora entrato, ma aveva mandato a dire a Rosa di prendere il suo posto a tavola che sarebbe venuto più tardi. Prima di togliersi il velo è andata in cucina, ha dato un'occhiata alle cazzeruole, ha assaggiato con la punta _ del cucchiaio il brodo della minestra e poi ha racco- mandato alla cuoca presa a prestito di prepararsi che fra dieci minuti si sarebbe pranzato. In stanza da letto Rosa mi permise di lavarmi le mani con il suo sapone odoroso e volle essa stessa pettinarmi, dicendomi che la spartizione dei capelli doveva essere in mezzo e non a destra come facevo io. La sorpresa è stata una magnifica cravatta a nodo di colore solferino smorto che mi dava l'aria di persona nata nel lusso Finita l'operazione della cravatta diede mano alla spaz zola e spazzolandomi mi diceva che domani mi avrebbe condotto dal sarto del Signore, perchè non voleva ve- dermi nell'abito sdruscito del Bocconi. Il Torriani non aveva gusto ed era troppo avaro per vestir bene la gente. Io ho cercato di frenare il suo impulso dicendole che voleva aspettare di essere nel core' della stagione. Ma non mi clie.'e tempo di finire. — Non farmi arrabbiare. Bevi questo bicchierino • di bianco che ti farà venire appettito. Lo bevo anch'io. Alla tua... A tavola mi volle vicino a lei. Ella o:cupava il posto centrale dalla parte opposta dell'entrata, dove era il grandioso buffet di un colore che pareva violaceo co- me il palissandro, con il dorsale alto su per il muro e lavorato da una specie di scalpellino in legno. Sulla sua

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