La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 16 - 30 aprile 1908
27 può rifare su questa falsariga immutabile: piccoli pettegolezzi, locali discussi colla gravità e magniloquenza d'affari di stato, e grosse questioni trattate e commentate nelle forme più massi- nellesehe. Tutto ciò è così stampo di gesso, che quando ad un galantuomo venisse la tentazione di ricorrervi, dovrebbe sentire ripugnanza colse a fischiettare la rnatehiche, ma i buoni villini del signor Falena rispettano le tradizioni e le consolidano. — Quindi lunghe discussioni dei pezzi grossi del paese sull'obbligo di intervenire come pubblici funzionari o come privati ai fu- nerali di non so che eminenza cattolica, con affermazioni nero fumo o rosse scarlatte da parte tlui rappresentanti le idee avan- zate o il regresso; professioni ,di fede alcoolistiche ed antialcoo- listiche, e tutto-il niente di ehi non ha mai visto niente e crea tipi e figure per sentito dire o per aver letto. Quindi il solito perso- naggio mezzo scemo che sproposito, tartaglia ed approfitta della sua irresponsabilità per pizzicare le ragazze, e le ragazze che fanno .rocchio di triglia a tutti i giovanotti, malignando l'una dell'altra, poi, per la filosofia della commedia, un gran fantasti- care sull'avvenire, per dar tnodd all'autore di concludere come Leopardi nel Sabato del villaggio: a Garzoneello scherzoso, co- desta età fiorita.... o. Nel secondo allo infatti siano ancora nello stesso paesucolo, no quindici anni dopo ed il Falena s'illude stupirci molto col mostrare che tutto i diverso. Fosse pur vero non sarebbe il caso di tramu- tarsi in statue di sale. Anche un cagnobno piccolo per bestia che continui ad essere, non si ritroverebbe più lo stesso animale dopo quindici anni; ma non si può neanche dire che il Falena si sterzi a farci riconoscere nei nuovi caratteri la deformazione dei caratteri antichi, come nel tipo fisico invecchiato si potrebbero ancora ritro- - vare i segni della figura giovanile; niente affatto; il Falena trova p'ti comodo rovesciare l'abito dei suoi personaggi; fantielerieale si e fili" bigotto, l'astemio ubbriacone, il prodigo usano°, il senti- nientale, pratico e positivo, il solo che pare impossibile, in quindici anni di vita fortunosa e fortunata ha saputo conservarsi l'anima in- genua e fantastica é quel povero Silvestro, che a s tor,e,te ua mero dove c'era- una finestra, ed un pozzo al posto di una inontagnola non si rio apezza più. Non gli sarebbe stato facile ritrovare anche con trasformazioni meno radicali e meno volute; ma più difficile an- cora era per noi spettatori ripescarci nel mare di chiacchiere in cui il Falena annegava i suoi pensieri come mosche nel latte, costringendo il pubblico ad aprire l' ombrello per ripararsi dal diluvio. Ed un poco e due e tre, ma alla fine si era cosa fradici di questo rovescio d'acqua insistente, incombente e persistente che si reagi contro la noia prendendo parte ai soliloqui dei personaggi divertendosi delle loro afflizioni, e dei loro rimpianti. E il passato che doVeva lasciare l'anima triste come un fiore ap- passito in un reliquiario, fini per sollazzarci come una pochade. Spe- riamo che il signor Falena si prenda la sua rivincita col farci pian- gere alla sua prima commedia buffa.
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