La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 16 - 30 aprile 1908
26 _ di cuore che non amano dar dispiacere a nessuno, nemmeno al giovane autore che li sta canzonando? sono amici, nemici, clienti o portoghesi? Non si sa, ma é certo che nei nostri tea- tri non può calare il sipario anche su un parto drammatico di Oronzo E Marginati senza che due o tre applausi si facciano sentire. — Nei teatri signorili e popolari, quando non o' è nessun altro, sono i portieri che si incaricano della Malte.. — Durante l'atto sono tutti alle loro faccende, ma quando il cam- panello dà il segnale che il sipario sta poco a scendere, eccoli là pronti colle mani in mano a sbatterle senza farsi troppo scorgere, per rappresentare cautamente la parte del pubblico che si diverte. Il grosso degli spettatori lascia fare senza pen- sare a reagire. e cosi si incoraggia l'arte, si dà agli autori la Lusinga del successo e si stimolano a nuovi saggi. Quello che non può essersi troppo lusingato, è il signor Ugo Falena, che, caso più unico che raro, non ebbe nemmeno gli applausi dei portieri. Il suo Passato é passato fra le canzo- nature del pubblico ed i sospironi di sollievo quando il velarlo, che per l'occasione poteva chiamarsi sudario, scese sul secondo ed ultimo atto della commedia. Ma vedete vanità, presunzione ed incoscienza d'autore I Il signor Ugo Falena, che è direttore del Teatro Stabile di Roma, non ha mancato di dire, in una intervista, che la sua commedia, piaciuta già a Roma ed in altri siti, piacerà ancora e sempre malgrado il giudizio sfavo- revole del pubblico del Manzoni. Come convincerlo che il suo Passalo, s'anco é piaciuto a Roma e s' anco piacesse allo Zan- zibar, é sempre una povera esercitazione letteraria da allievo del quinto corso ginnasiale, senza un'idea che non sia trita e comune, senza una espressione che non sia già stata posta in circolazione anche dai collaboratori del Trion fo d'amore o della Colomba illus,rata e con un spunto di filosofia, logoro come il fondo dei calzoni di un monello di tredici anni? Il giovinetto Silvestro, che è il gallo della Checca di un paesello umbro, è per allontanarsi dal o natio villaggio o, spinto dalla sua irrequietezza giovanile e dal desiderio di vedere e di conoscere il mondo. Prima di partire fila l'ultimo ilirt con una graziosa ragazza, senza pregiudizio di qualche occhiata lan- guida alle altre beltà che passeggiano per la piazza del paese; ma il più dell'atto è speso per mostrare quei soliti tipi di po- liticanti da villaggio che si danno convegno nel non meno so- lito caffeuccio, quando non é nel retrobottega del farmacista: li ho tanto visti nelle novelle rusticane di tutti gli scombic- chelitori di bozzetti per fogli domenicali e nelle commedie co- sidette d'ambiente, che riconosco i tipi alla truccatura la cra- vatta rossa alla La Vallière è il rivoluzionario del villaggio, corrispondente del giornale socialista, la faccia truce e la voce cavernosa è per l'anticlericale, il tono •mellifluo é consacrato al nonzolo ed il moderato, di preferenza, si trova essere un antico, ufficiale a riposo. Quanto ai loro discorsi, ognuno se li
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