La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 14 - 16 aprile 1908
32 L'ornino che metteva tra un'operazione libraria e l'altra un pensiero più elevato di quello che gli faceva svaligiare il prossimo mi diventava interessante. Si ca- piva che in mezzo a tanti volumi qualcuno gli aveva giovato. Per conto mio non mi sono lasciato spaven- tare dalla sua profezia. Dicevo tra me e me che la sua sensibilità declamatoria poteva essere un'altra malattia. Io stavo facendomi e non mi lasciavo impressionare dalle incoerenze che dovessero essere i luoghi comuni di tutti i giovani. Non si sfugge mai completamente al proprio tempo. E il mio tempo rigurgitava ancora di am- mirazione e di commozione per un uomo che aveva' fatto paura perfino nel giorno dei suoi funerali. Era un po' della Francia che andava nella tomba. Alla mia età poi è facile salire e discendere, sbrigliarsi fino al sogno o rovesciarsi negli abissi della disperazione, passare dal lirismo alle catastrofi. Poteva darsi che l'ornino avesse anche ragione. Da un'infanzia che alveva dovuto sculac- ciare sui ciottoli delle vie non poteva aspettarsi un essere ipersensibile. A ogni modo non volevo essere un imi- tatore. Avevo l'ambizione di diventare qualcuno che avesse una fisonomia propria. Intanto che io ragionavo col mio io registrando i libri, la bottega si era fatta sull'a scura e la vittima della polvere in fondo ingigantiva i suoi movimenti su per le montagne dei libri che la circondavano. Il suo corpo era lo scherzo dell'ordtra. Ora si levava come un. donnone sfiorando i volumi con pose ridicole e ora si raccorciava e rientrava in se stessa, appiattandosi ai piedi della montagna. Lo sbadiglio mi spalancava una gola enorme e mi lasciava vedere una dentatura bovina. Il seno qualche volta le si prolungava fin dove io potevo distinguere la punta dei capezzoli e qualche volta scom- pariva per le fessure, per le buche, per i vani tra una muraglia o l'altra di libri. Il fratello l'aveva terrorizzata e ridotta a una funziofie che non cessava che quando glielo permetteva. Essa non agiva che per lui. Se egli le diceva: — Pina è ora di far colazione. (Continua).
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