La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 14 - 16 aprile 1908

23 guadagnava moltissimo e spendeva di più. Non fosse che per fornirsi il letto d'amanti, sprecava somme enormi, perchè que- sta donna di una straordinaria energia aveva delle debolezze sorprendenti. Tutto era di suo gusto dal gentiluomo all'ultimo dei bifolchi, senza rifiutarsi quel Guglielmo, esecutore delle alte opere di giustizia, che aveva saputo così bene recidere la testa alla Brinvilliers — l'altra celebre avvelenatrice da restarne lui stesso ammirato: « Signore», aveva domandato al prete che assisteva la marchesa, a non è questo un bel colpo? ». Orbene, cliente assidua della mostruosa megera, di questa cor- pulenta Voisin, era la Montespan, la grande favorita, la stessa che Luigi XIV aveva fatto agli occhi del mondo regina della sua corte, la madre dei suoi più diletti bastardi, la donna di cui la pia duchessa de Noailles reggeva lo strascico, e che non usciva se non scortata dalla guardia del corpo. Dalle confessioni della fille Voisin e della Filastre il re Sole aveva appreso con raccapriccio che la sua e tonante e trionfante» concubina per conservare insieme al suo regale amante la sua influenza, era ricorsa a tutte le formule cabalistiche, a tutti gli scongiuri ed a tutti i filtri. Nei periodi di successo della Vallière per male- fiziar la rivale non aveva esitato a farsi rea del più orrendo sacrilegio che si potesse concepire a quei tempi: la celebrazione delle messe nere. • Nel settembre del 1673, tre volte in quindici giorni, l'altera marchesa di Montespan, su un materasso steso su delle sedie, fra candelabri che reggevano torce di pece, si era esposta nuda al. prete Guibourg, che del corpo della reale cortigiana! si ser- viva come di un altare per celebrarvi le sue messe oscene. Un bambino che si comperava con uno scudo — 15 lire di nostra moneta — veniva sgozzato sopra di lei; il prete ne beveva il sangue ancor caldo nel calice! Quando si levò la stella della Fontanges il suo furore la fece scendere ancor più in basso nella scala del delitto, e meditò di avvelenare con una pozione il reale amante e con un paio di guanti la sua nuova concubina. Di questo truce dramma di cupe ambizioni e di delitti orrendi Sardou ha cavato una specie di vaudeville. La Montespan vi figura come implicata a sua insaputa nel tentativo d'avvelenamento della Fontanges, le messe nere si riducono ad una formalità grassoccia, ma punto criminale, e la fine del suo regno è segnata da una disputa vivace fra lei ed il suo corrucciato amante, in cui l'astuta meretrice ha ancora la bella parte, se giustifica le sue colpe coll'egoismo, la vanità e la volubilità di re Sole, lasciandolo li melenso come un ra- gazzo colto in fallo! In verità, quando Luigi XIV seppe ciò che non avrebbe mai voluto sapere, dominò il suo sdegno e senza spogliarsi della maestà altera e tranquilla ch'egli ostentò sempre in modo meraviglioso, conservò di fronte alla Montespan quelle apparenze che erano i segni distintivi del suo rango. Ma ella

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