La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 13 - 9 aprile 1908

31 che occupavano tutta la parete in faccia al letto, per- duta nei cassetti degli specchi, dei mobili o lasciata nei portagioielli sulla caminiera. Non aveva gusto. Si com- piaceva più della quantità che della preziosità delle pietre 'o dell'eleganza degli orecchini, o delle spille o degli anelli. Le gemme color d'erba o i topazi turchi- nicci o giallasrri o gli occhi di brillanti che buttavano faville colorate in tutto il guazzabuglio non le davano alcuna emozione: Ella preferiva l'oro massiccio. Lo pren- deva in mano, lo faceva sussultare e me ne faceva notare il valore. Disinteressantissima coi disinteressati. lo che non volevo niente avrei potuto portarle via tutto. La prima volta che mi sono lasciato scappare dell'am- mirazione per un anello con una pietra nerastra e luminosa che stava così bene al mio mignolo mi ha detto senza esitazione e senza scolorire di prendermelo. — È matta? le dissi 0111e vergognato della mia svergognatezza. Non ho pensato a quello che dicevo. — Se ti dico di prendertelo! Sono padrona io, sai, della roba mia! Mettilo al dito e bada di non perderlo, perchè voglio che tu lo tenga per mia memoria. E siccome non lo prendevo e mi avviavo all'uscita, mi agguantò il 'braccio e con una scossa violenta mi fece fare una -mezza piroetta, •addossandomi allo schie- nale del letto e infilandomelo al mignolo con una bru- talità da rompermi il dito. Nell' impetuosità di ' Giovanna ho trovato un'anima •piena di gentilezze. Io guardavo il regalo senza quasi vederlo, umiliato della mia imprudenza. Ella, tutta an- sante, si ricompose il seno e andò a chiudere il cassetto delle gioie. — Il mio padrone dirà che l'ho rubato. — Tu -gli dirai che te l'ho dato io, mi rispose Gio- vanna ravviandomi i capelli scompigliati dall'urto con le manone di donna che poteva ammazzarmi con un pugno, Non sapevo che cosa fare. Mi pareva un furto. — Se avrai tanti scrupoli non andrai molto lontano. mi cliss'ella buttandosi un po' di cipria sulle guance