La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 13 - 9 aprile 1908
17 della famiglia, con un sacco di dolori inenarrabili ». Per essere logici consideriamo il carattere di De Ainicis. Ella dice che i suoi libri sono « carichi di vita, di fantasia, di vita la cui morale è il rovescio di quella che si svolge nelle vie, nei ritrovi, nelle intimità delle abitazioni, nelle officine, ecc. » e, più oltre, che « la sua opera si riduce a un cinematografo della sua immagi- nazione, che sciupava chilometri di carta intorno a una visione, a una cosa da nulla, a una persona colla_ quale non aveva mai parlato, ecc. » Ella lo giudica, secondo me, esattamente. Era dunque usi immaginoso e così immaginava anche le tribolazioni e i dispiaceri coniugali. Diventando vecchio e ricco si è stancato della compagna modesta e umile, che non si prestava alle di lui esaltazioni che voleva che la casa -- il dolce nido dell'inti- mità, della quiete, dello studio — non si trasformasse in un ritrovo pubblico, e allora la povera donna è diventata la bestia nera. Abbiamo anche veduto la miseranda fine del matrimonio di Torelli Violler. Quando è diventato Timo i parenti di lui, gli amici hanno saputo circondarlo e fargli diventare insopporta- bile la compagna colta e coraggiosa dei brutti giorni, dei prin- cipi di carriera, cosi difficili per tutti. Riguardo poi al. suo giudizio sulla moglie di Zola è quello dove emerge l'egoismo incosciente e feroce del maschio. « La moglie di Zola è stata il suo angelo tutelare, non gli ha impe- dito di cercarsi altrove l'amore, quando essa non era più atta alle funzioni fisiologiche ». Una donna, secondo me, che convive con un uomo che ne ama un' altra — se essa non io ignora, come è il caso della signora Zola — da cui ha anche dei figli, aon é una vera donna. Essa si attaccava a Zola per ambizione, per sfruttare la di lui alta posizione. Se lo amava non avrebbe sopportato di dividere il di lui cuore con un'altra, e cosi s'egli avesse amata la moglie non le avrebbe inflitto il peggiore dei tormenti, di darle una rivale: doveva decidersi o per l'una o per l'altra. Così è stato del maestro Verdi, sempre accompagnato dalla moglie e dalla Stolz. Ma i grandi uomini non si devono giudi- care come i miseri mortali, non è vero signor Valera ? come pure le loro mogli. Esse sono state delle opportuniste, ma sono giu- dicate anche da Valeva, l'uomo spregiudicato e dagli istinti generosi, e come angeli, che non impedivano ai loro mariti di cercarsi altrove l'amore, quando esse non erano più atte alle funzioni fisiologiche ». Ma quando una moglie non è più atta alle funzioni fisiologiche? Solamente quando non è più amata dal proprio compagno. E allora non aagiungete al dolore dell'abbandono, come nel caso della signora De Amicis, la calunnia. Ah mondo birbone e buffone! direbbe il buon Valera se fosse.... .27 Moi,o 1902. . UNA DONNA. Risponderemo.
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