La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 12 - 2 aprile 1908
3 mento dovrebbe essere la montagna delle immondizie nei suoi Rougon-Macquart — ma voi, che avete il culto dell'/o, non correrete i secoli come l'autore di Na,n1t — il libro più sincero e direi quasi più casto del suo lavoro ciclico. E dove sarete voi, Barrès, voi Anatole France, voi Claretie, voi Brunetière e voi tutti, che vedete in lui il vizio, perché ha scritto la Curie, che vedete il fango e• l'alcoolismo, perché ha scritto l' Assommoir, che fiutate in ogni suo volume gli odori malsani, gli odori della bestia che s'avvoltola come la scrofa, nelle puzzolenterie, dove sarete fra cinque o sei anni? Dimenticati in un cimitero, marcirete, con tutto il materiale della vostra immaginazione, cen tutta la vostra nauseosa produzione nata fuori di noi, senza di noi, estranea alla nostra vita. * Zola! Zola è nel granito, è nel bronzo della folla viva dei suoi mille e duecento personaggi. Più lo si studia e più si sente il gigante. Le sue ventimila pagine sono torrenti di parole geniali, che ricostruiscono la popolazione cresciuta sul fumier, sul letamaio imperiale. Il primo volume della sua corrispondenza privata, uscita l'altro giorno, consolida la sua fama, gli eterna il nome, gli assicura i secoli. In esso c'è già tutta la sua coscienza di scrittore scien- tifico, tutto il cervello formidabile, che ha diviso un'epoca dal- l'altra, per dare al naturalismo il posto che occupava indistur- bata la menzogna, tutta la consapevolezza dell'uomo che voleva condurre l'umanità, negli ambienti della gioia di vivere. Udite. « Io ho ricevuto colpi di ferula a destra e a sinistra. ed eccomi perduto nello spirito della gente dabbene. E questo è il mio torto. Ma oggi sono conosciuto, mi si teme e mi si in- giuria. Oggi io sono fra gli scrittori, le cui opere sono lette con spavento. Questa é la mia abilità.. L'abilità, per me, non con- siste nel mentire contro il proprio penA.ero e a fare un lavoro secondo il gusto o il disgusto della folla. L'abilità consiste non nell'aspettare il pubblico, ma nell'andare a lui e obbligarlo a carezzarvi o a ingiuriarvi ». Si è detto che I Assommoir è una raccolta di sergognate e di ubbriachi. « Il mio libro è il primo romanzo sul popolo che non mente e che non sente degli odori del popolo. lo vi ho studiato la decadenza di una famiglia ope- raia. Il padre e la madre vanno a male. La figlia si guasta col cattivo esempio e colla influenza fatale dell'educazione e del- l'ambiente. Ho fatto ciò che c'era da fare: ho mostrato delle piaghe, ho illuminato violentemente delle sofferenze e dei vizii, che si possono guarire. I politici idealisti vorrebbero che il me- dico gettasse fiori sull' agonia dei suoi clienti. lo ho preferito sciorinare quest'agonia. Ecco come si vive e come si muore. Io non sono che un grerfier — un cancelliere — che si guarda bene dal concludere. Lascio ai moralisti é ai legislatori la cura di riflettere e di trovarne i rimedi' ».
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