La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 12 - 2 aprile 1908

20 Un altro caso che comincia a impensierirmi non poco è quello di Carlo Bertolazzi. Ma dobbiamo continuare un pezzo a far buon viso al suo cattivo giuoco? Io non conosco il Bertolazzi, ma non mi è niente antipatico; ha sempre una certa aria triste e rassegnata, che conviene molto alla sua figura smarrita e sma- grita; porta negli occhi una luce di bontà ch'io non vorrei per niente al mondo offuscare; è un uomo pel quale tutti sentono una cordiale dimestichezza: nessuno gli vuol male, tutti gli vo- gliono bene, ma non abusa un poco della affettuosa indulgenza del pubblico? e gli amici intimi non potrebbero consigliarlo a rispondere alla nostra tolleranza con altrettanta discrezione? Vediamo un poco! Passi ancora Lulù, il dramma della men- zognera per istinto. Il tipo era studiato assai superficialmente, ma il primo atto contava qualche buona scena; comunque fosse del resto il lavoro, apparteneva ad un genere assai arduo che il Bertolazzi aveva tentato raramente, e se ne potevano com- patire le deficienze e gli errori. Ma dopo Lulù, conveniatnone senza pietose ipocrisie, l'autore del Nost Milan non ci ha dato che pan bollito, pan bollito e ancora pan bollito; senz'uva e senza burro; ottimò insomma per curare i panerecci, ma im- mangiabile dal punto di vista alimentare, ma acquoso, insipido e glutinoso come la bava delle lumache. Il diavolo e l'acqua santa, Lorenzo e il suo avvocato, La tosa al palo, i Giorni di festa — e credo dimenticarne qual- cuna — non fanno ricordare ad una ad una e tutte insieme quelle acque in ghiaccio vagamente colorate al siroppo di ta- marindo o marene, che si pagano un soldo dal gelatiere ambu- lante? Per sentirne il sapore bisogna tener stretti gli occhi e concentrare tutta l'attenzione nel palato; può darsi allora che si avverta una timida vena dolciastra, ma le mosche che si inghiottono insieme, chi le conta? Sono organismi di commedie le sue? Scene e scenette cucite insieme collo spago che lasciano scorgere giunture grossolane come le gibbosità dei dromedari, ed una ingenuità nel contrasto dei sentimenti, nel disegno dei caratteri, nel giuoco delle situa- zioni da insegnarne alla bibliotechina rosea per le giovinette di buona famiglia! C'è ad esempio commedia più infantilmente concepita e con- dotta, di questi nuovissimi Giorni di festa? Il primo atto si svolge nella gran sala di un educandato femminile, mentre tutti sono in faccende pel saggio scolastico che si deve tenere in giornata. La direttrice sbuffa, il professore di musica trotta e si gonfia, le educande si mostrano ineducate e insieme invi- diose e corrotte; ma tutto è visto con occhi stanchi e con un impressionismo di seconda mano. Le convittrici che leggono Nanec di Zola, fumano sigarette od amoreggiano col cugino, non hanno altre caratteristiche che queste ch'esse confessano; i si- gnori parenti delle allieve non entrano in scena che per rac- contare vita e miracoli. di una signora Amalia Verandi appena

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