La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 12 - 2 aprile 1908

C'è quel democristiano nel tuo collegio, quel sonniniano,. quel Socialista dugontano. Badal... — E via. Sul più bello vedete la Camera che si vuota. Roba da nulla: è una leggina che passa, perchè deve passare. Giolitti è al -suo posto, senza nemmeno un eno di stanchezza sul grosso mtúo di clephas primigenius. E pensare elle quello sto tnacone ha cantato « véntriloquamente » durante un paio d'olmo prima della leggina che è una sciocchezzuola da deputati senza affari, senza mal di capo, non abbastanza giornalisti, naturalmente. Zanardelli era molto magro; eppure copri sufficientemente col suo scheletrico liberalismo « quasi all'inglese » d'Italia, l'an- tico transfuga cacciato dall'urlo del paese ai silenzi fecondi di Berlino. Zanardelli fu la prima personificazione della re'prise giolittiana. Quel grande avvocato della politica elastica postde- pretesina servi da paracadute alla monarchia, da uomo del momento per la paura di corte, camuffatasi da coraggiosa rina- scita del riformismo popolarista. Giolitti, nella sua lunga assenza, aveva fruito, senza aspettar- sela, di una fortuna quanto mai rara. L'Italia s'era per alcuni anni sfogata nella grande politica espansionista e la grande politica espansionista aveva fatto fiasco solenne. Conseguenza: il nuovo reggitore delle sorti italiane non dovrà mischiarsi più di simili tentativi. Ancora: il '94 prima ed il '98 poi avevano esaurito per una buona diecina d'anni il vigore del proletariato ai suoi inizi di classe. I Fasci siciliani avevano aperto l'èra delle reazioni poliziesche e dei mezzi estremi di governo contro i rivoluzionari. Conseguenza, sempre per Giolitti; il precedente. é stabilito, e siccome il proletariato cammina anche in Italia — pare impossibile! — l'abitudine al governo dei questori e delle baionette è già, fatta,. Non resta che consolidarla. Altro beneficio gratuito: la scomparizione di Cavallotti e d'Imbriani, due uomini diversamente pericolosi per un governo grigio. Aggiungete questi benefici e queste fortune al tesaurizzamento sopra accennato della conoscenza topografico-prefettizia della, patria, ed avrete la sicurezza dell'uomo nel tentativo di ricon- quistare il potere. Il quale potere, nelle mani di Giolitti, è la ben diversa cosa che nelle mani degli altri. Giolitti si occupa unicamente di con- servarlo; gli altri si preoccupano di tendenze, di difficoltà mo- rali, di indirizzi, di programmi. Giolitti prende lo Stato come una azienda di cui il banco è il governo, fuori da ogni divaga- zione dottrinale e di politica polemica. Gli altri si lasciano sug- gestionare da un'idea, ne vogliono diventare i napoleoni e nello stagno del parlamento — ove non si debbono, per chi voglia restare al potere, che pescare le anguille dei voti favorevoli — si credono sul mare aperto, spalancano le vele. Il primo palo ficcato sotto l'acqua da un pescatore concorrente che difende le sue anguille, fa andare la barchetta del gabinetto a prua sotto. Il che avvenne per Sonnino.

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