La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 11 - 26 marzo 1908

4 stato un critico se non per dire ch'egli adorava i drammoni e Sard0u, per il quale aveva una passione, passione per un bottegaio. De Ansicis è morto con la sua produzione. Egli non ci ha dato che ambienti artificiali, ambienti tatti nel suo gabinetto di lavoro. Zola è nei suoi volumi come un colosso della iettera- tura francese, come il più grande critico europeo,conse un roman- ziere che ha ricostruito la Francia dal colpo di Stato a Sedan. * * Il suo stilo é denso, é pieno di idee, nutrisce le generazioni. La nessuna assomiglianza fra lo scrittore Enfatico e lo scrittore sanguigno è nel giudizio dei loro contemporanei. Nessun scalpore intorno al nome di De Amicis. Se non si fosse dichiarato socia- lista si sarebbe saputo che c'era uno scrittore popolare, ma non una figura dirò cosi storica. La critica non si è mai occupata di lui. Sulla sua pelle letteraria non trovate che qualche scalfittura carducciana. E anche questa per trovarla bisogna risalire ai tempi dei bei tempi, quando si pubblicavano le a Pagine sparse » . a Bologna. Intorno al nome di Zola ci sono centinaia di volumi che lo insultano, che lo ingiuriano, che lo vituperano, che lo diffamano. Dal giorno in cui ha cominciato a scrivere i miei adii, cioè quando aveva poco più di vent'anni, al giorno del f accuse! quando la verità ai metteva in marcia, la Francia è piena delle sue furie, delle sue tempeste, dei suoi uragani cere- delle sue lotte gigantesche per la sostituzione di un mondo nuovo al inondo vecchio. Emilio Zola è il bronzo dei secoli. L'immortalità é sua. « • De Amicio o Zola erano proprio agli antipodi. Non avevano di comune che la regolarità del lavoro. La penna del primo è stata infaticabile come quella del secondo. E' nella letteratura che non si conoscevano. De Amicis vi é entrato grasso, quando aveva ancora le spalline di capitano. Ha accettato la Società qual'era con I suoi misoneisini, con le sue tradizioni, con le sue romanticherie, con le sue ipocrisie e ha rinfrescate tutte queste superstizioni sociali con il suo stile lezioso e le ha inghirlan- date con le rose inverniciate del suo giardino artificiale. Zola vi é entrato come un gueux, un pezzente, un affamato, un uomo che non poteva discendere dalla soffitta perché aveva impegnato i calzoni. Non si é adagiato nella morale piatta o pedestre del suo tempo, ma si è presentato sino dalle prime pagine come un s'isolai. E' stato un insorto. Egli ha attraver• sato la terribile lotta per la vita, passando sul corpo di coloro che lo avevano preceduto, sgozzando quelli che in nome della morale che nega la vita volevano contendergli il passo. De Amicis nella letteratura era un curioso che non turbava e non suscitava invidia. Zola non lo lasciano tranquillo neanche morto. C'è tutta la popolazione dei battuti, tutta la popolazione

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