La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 11 - 26 marzo 1908

2 pedire il massacro del '98, Bava Becca-rio ha potuto cannoneg- giare il popolo nelle vie, n'empire le prigioni a casaccio e gettare nel lutto e nella disperazione e nella miseria più di venti mila persone. Pace, dunque e rimettiamoci un'altra volta sullo stra- done della concordia. * Il dolore intenso per il nostro indimenticàbile autore delle Lotte civili non ci eleva però portar via la testa. Piangiamolo, arniamalo, veneriatnalo, buttiamo sul suo feretro tutti i fiori del nostro cuore, ma usciamo dalla corrente delle lagrime nazionali e conserviamo l'indipendenza della nostra concezione sociale. Egli è stato un attimo della sua vita con noi por la sua bontà immensa, ma ricordiamoci che nel suo bagaglio letterario non c'è nulla per il nostro avvenire. Sono tutti libri borghesi, emi- nentemente borghesi, carichi di vita, di fantasia, di vita che non si vive di morale che é il rovescio di quella che si svolge nelle vie, nei ritrovi, nella intimità delle abitazioni, nella officina, nella caserma, fra gli amici, nei tuguri e nei palazzi. Tra la sua in- tellettualità e la nostra non c'è Wall crunion. Nessuno può allacciarfb. Siamo due società diverse. I nostri costumi, i nostri sentimenti, le nostre aspirazioni, il nostro linguaggio non sono nei suoi volumi. Egli è stato un superbo idealista. Ha idea- lizzato ogni cosa. L'onore borghese è stato il suo feticcio. Non si muore compianti dal re, dalla Camera e dagli Oliva e dai Roux del giornalismo e dai generali e da tutta la borghesia grassa e magra che a questa condizione. Se Carducci si fosse conservato repubblicano non sarebbe stato proclamato il più grande poeta e prosatore della terza Italia e nessuno avrebbe pensato a elevargli un monumento nazionale. Si capisce il perché Filippo Turati ha paragonato De Amido a Zolà. La gratitudine gli ha fatto scambiare il dovere civico per dell'eroismo. Ma la comparazione sfigura l'uno e l'altro. Non facciamo confronti tra la dichiarazione che De Amicis ha fatto davanti al tribunale di Guerra e la lotta titanini di Zola per Dreyfus. A Milano è stato un episodietto. A Parigi e in tutta la Francia è stata osa conflagrazione, una guerra fraticida di par- titi contro partiti, di cattolici contro ebrei, di militaristi contro antimilitaristi, di monarchici contro repubblicani, di dreyfusardi contro antidreyfusardi, Ma messe le due figure a faccia a faccia come sono nei libri si vede che l'uno odiava quello che amava l 'altro.ln quelli del De Arnicis ci sono i languori,c'è del latte e miele, c'è della bontà, ci sono molti aggettivi rosei o dolci porne il marzapane, ma c'è molta zavorra borghese. Tutta la sua opera si riduce a un cinematografo della sua immaginazione. Il suo stile è emozionato, ma i suoi argomenti sono inezie. Sciupava chilo-

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