La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 11 - 26 marzo 1908

30 faccia la vecchia mi passò davanti come una bella donna che stava maturando nei trentacinque anni. Con il suo odore di donna fatta, il mio cervello ha goduto una sensazione di una morbidezza indefinibile. Uscii dallo intontimento. — Pina, disse il fratello, mettimi alla porta quell'im— becille. Gli ho domandato se vuol fare il libraio ed è rimasto lì come una 'marmotta. Sono sfortunato. Moriva dalla farne ed è già all'ingratitudine. Va via! Non so se si sia accorto che avevo i lagrimoni agli occhi. Quando si è deboli si piange per nulla. La so- rella era lì come incresciosa di ubbidire. L'ornino buttò la penna sul registro e poi venne vicino a me, scal- dandosi le mani con una fregatina e guardandomi in faccia: — Raimondo Henderson, risposi timidamente. — Henderson ? Adesso capisco perché non rispondi. Sei inglese. Leggi la nostra lingua, ma non sai parlarla. E io non faccio il maestro. • -- So parlarla e leggerla. - E allora perchè fai tante cerimonie? Vuoi o non vuoi fermarli? Guadagnerai sempre di più che in .giro a fare il vagabondo. Assentii con la testa. — Ti darò una lira al giorno. È meglio che Mente: Alla tua età non prendevo di più. Ma forse tu non hai casa. — Per ora, no. — Dove dormi? — Dove posso. Sovente in una cascina. Ma è tanto . lontana, aggiunsi con rincrescimento nella voce. L'ornino andava avanti e indietro borbottando parole che non capivo e battendosi a intervaldi il palmo di una mano contro il dorso dell'altra. Si fermava con dei soprapensieri e poi riprendeva il passo e percorreva in su e in giù in cerca di un'uscita. — Se mia sorella - avesse un bugigattolo! Non si sa neanche chi tu sia! Va bene, ti chiami Raimondo Hen- derson, ma il nome e il cognome non bastano a tran-

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