La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 11 - 26 marzo 1908
SS Brando apparterrà sempre alla famiglia del giudice nell' [Arai- Seria di Henriot! Ma torniamo alle prove. Il nostro attore comincia a provare colla parte sott'occhio. Legge farfugliando, perde il segno e non bada che a dire; nei giorni che seguono si limita a ripassare in furia lo scartafaccio fra le quinte, mentre aspetta la « sortita » ma in compenso si attacca _colle orecchie alla bocca del suggeritore, si impapera, si riprende, si arrabbia col povero « Titta e che non é pronto a soffiare, che non pronuncia chiaro, e la preoccupazione di sentir le battute non gli permette né di concertarle nè di colo- rirle. Se lo si rimprovera, spergiura d'aver studiato, di saper a menadito la parte, che é una amnesia improvvisa, ma che non si dubiti di lui; alla prima rappresentazione nessuno farà meglio! Tutto il suo sforzo si riduce poi ad imitare nella voce e nei gesti il capo comico od il direttore; é un modo pratico ed ele- gante per propiziarselo, per accontentarlo e per fare che tutta una compagnia riproduca « per tanti visi quell'aspetto istesso » l'aspetto e i modi del mutatimi ! E' infatti il caso più comune. Lattai'giovane, il caratterista, il brillante, la prima donna, l'amorosa e la soubrette sembrano lutti figli dello stesso padre; poco o molto, bene o male, ri- cordano tutti il loro progenitore artistico; è la sua strizzatina d'occhi, è suo il modo di inchinarsi, di sedersi, di muoversi, è il riso, è il pianto... tutti hanno la stessa marea di fabbricai te quanto che imitare è sempre stato infinitamente più facile del trovare per conto proprio... e*. S'io fossi un attore e mi si fosse assegnata una parte, vorrei che la mia truccatura ed il mio modo di vestire denotassero subito la condizione sociale del soggetto che interpreto. Non che ogni stato abbia caratteri rigidi e fissi; si capisce; le maschere sono definitivamente scomparse; ma come un tipo per essere evidente sulla scena deve raccogliere ed incorporare il meglio di quelle singolarità normalmente distribuite fra parecchi indi- vidui, vorrei nello .stesso modo che il mio aspetto fisico ed il mio abbigliamento condensassero e riassumessero il maximum di segni comuni e diciamo pure convenzionali che si possono riferire al mio personaggio. Ordinariamente il comico seno infischia di queste finezze. Una parrucca bianca con qualche segno di calvizie, serve pel vene- rando prete, per l'eminente magistrato innanzi negli anni e poi vieux marcheur che non marcia oltre; negli altri casi la faccia di tutti i giorni e di tutte le ore con qualche tratto di bistro dl biacca o di rossetto; al più, per le commedie goldoniane, un grosso strato di cerotto roseo per nascondere i baffi, e qualche neo male appiccicato pel colore del tempo. Il resto alla grazia di dio.
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