La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 11 - 26 marzo 1908
li di rivederli e di ribaciarli come s'ella fosse stata ancora viva. Alla sua morte, avvenuta il 29 novembre 1899, io ho pianto come un ragazzo. La rivedevo come alle soirées delle Tuileries vestita come nessun' altra sapeva vestirsi. Era un'apparizione. Le sue stoffe duttili, morbide vivevano con la sua persona, armonizzavano e si univano alla plastici delle sue Mrme statuarie. Senza discendere alla volgarità madama Sans-gene, ella non aveva nulla della gravità delle altre statue di carne. Si muoveva, rialzava la ciocca dei capelli che le infilava la nuca divina, aveva una superba striscia di violette di Parma rasente la mammella sinistra e dei diamanti piantati qua e. là, per i capelli come occhi che figuravano l'apoteosi di una testa mera- vigliosa. La contessa sapeva di essere un capolavoro umano. Sotto una fotografia che è pas- sata per le mie mani ella ha scritto, alludendo- alla aristo- crazia dei salotti imperiali: Le uguaglio con la mia na- scita — le sorpasso con la mia bellezza — le giudico con la mia mente superiore ». Come tutte le donne grandi e spre- giudicate non era fedele agli uomini e passava sui pregiudizi come una mondana che porta il profumo e la moda nella vite. Si è maritata a un uomo ricco, arciricco per fargli piacere, di- ta favorita di Napoleone III • cendogli che non lo amava e che non lo avrebbe mai amato. — Che importa, le ha risposto il futuro marito, io avrò l'orgoglio di sposare la più bella fra le donne del mio tempo! Il disgusto per il marito che l'aveva portata nel lusso inau- dito in un castello dei dintorni di Torino e che era fisicamente più simpatico e meno rozzo del re di Sardegna che le aveva insegnato le deviazioni della vita coniugale, è incominciato all'esordio della vita a due. Non ha mai voluto vedere la madre dello sposo. Un giorno (l'egli credeva di averla addolcita e con- quistata e si trovavano nel tiro a due verso la casa paterna, la Castiglione passando un ponte si tolse gli stivaletti e li buttò nell'acqua. — Spero che non mi obbligherete a camminare a piedi nudi. La gioia di vivere è stata la sua legge suptema fino alla decadenza del suo trionfo plastico. Tutta per gli amplessi preci- pitosi e violenti. Tutta per gli abbracci ponenti. Tutta per i baci lunghi. Tutta per le ebbrezze che elevano fin al delirio dei sensi.
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