La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 10 - 19 marzo 1908

Ho riversata tutta la mia sfiducia sull' inchiesta parlamentare, senza sapere che il governo ne preparava una amministrativa, buona per riempire qualche foglio di negligenze e di incurie e. di disattenzioni burocratiche. Eh, Giolitti non muta! E' sempre l'uomo che ha protetto Tanlongo col silenzio. E' un sornione, un taciturno, una specie di Gobseck di Stato che tiene .tutto nei ricettacoli ministeriali per paura che il pubblico si accorga che c'è roba marcia, roba putrefatta, roba da mandare alla cisterna. Per lui i furti, gli scassi, le ruberie, le mangerie sono segreti di Stato. L'inchiesta che dovrebbe essere la grande Assise nazionale, con le porte aperte perché il pubblico con- trolli e sappia in che mani è la sua amministrazione, diventa, con Giolitti, una parodia messa assieme• da quattro vecchioni che sono devoti al Nasi, al Rava e devotissimi a Giolitti. Ah no, signor Tiburzio, ,voi non riuscirete a eliminare il-pub- blico dall'inchiesta della Minerva che a condizione di essere il complice di tutte le malversazioni e di tutte le sottrazioni del pubblico denaro. Dove sono i commissarii che possono conse- gnare alla giustizia gli altolocati della burocrazia se non hanno al dorso l'opinione pubblica? Nasi, senza l'opinione pubblica, sarebbe ora primo ministro. • * * Ho incaricato un collega di redazione di racimolare per le sedute parlamentari le invettive che si sono scambiate gli onorevoli, durante le discussioni passionali. Perché in esse c• è non solo l'ingegno verbale della Camera, ma c'è anche una specie di moralità personale. Nell'escandescenza che nasce nel tumulto dei cervelli irritati c'è più sincerità che non in una biografia. Nella calma la verità ripugna. Nessuno a freddo è capace di buttare sull'avversario o sul nemico una boccata di parole immonde, specialmente se le parole inchiudono le proprie convinzioni. Mentre nei momenti in cui si è concitati non si pensa che a dire e a ripetere quello che si è pensato tante volte nell'intimità dei propril pensieri o quello che si sa che è docu- mentabile. L'avv. Giacomo Ferri, deputato socialista, non si sarebbe forse sognato di sbottonarsi con tanta violenza come ha fatto ieri l'altro contro il deputato Alfonso Marescalchi, ex consigliere di prefettura, stato eletto dalla simpatia nel maggio del 1885 perché si era rifiutato di mandare al confino o al domicilio coatto i socialisti perseguitati dalla legge Críspi. Dopo un po' di chiasso Ira lui e i crispini alla Camera il suo nome è passato fra i silenziosi. Non lo si è veduto che nelle votazioni. In ventidue anni non ci ha dato nè un discorso, nè un libro, nè un articolo. Sull'elenco dei deputati è catalogato come gior- nalista. Ma io, da che leggo giornali, non ho mai incegpicato in

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