La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 10 - 19 marzo 1908
32 non pensano molto a te, terminava l'ornino strisciando lo sguardo sui miei abiti malandati. Non sapevo che cosa rispondere.`Ritnanevo lì con le dita nelle dita in un atteggiamento direi quasi vergognoso. — Parla, in nome del tuo dio, chi ti ha messo al mondo? Vuoi fare il libraio? È un mestiere cane, lo so. La gente non legge. Ma verranno i giorni buoni. - Quando sarai morto! disse là donna con una dondolata di testa e con la mano e la testa che si sono allungate con uno stesso impeto. L'ornino si alzò in piedi come una iena, con il braccio teso, con la bocca piena di virulenza, dandole della ignorante che non sapeva quello che si diceva. — Cosa vuoi sapere tu dell'avvenire, sciocca! Una cretina che non conosce neanche il valore, dei libri vuoi sempre fare dell'opposizione! Lo sai che mi rovesci il sangue .con le tue asinate — disse con Un pugno sul tavolo. Riseduto era tutto bianco di collera. La carne della sua faccia trepidava e le dita del pugno si contraevano. C'è voluto più di un secondo prima che la Sua fisonomia riprendesse l'aspetto calmo. — Mi fanno sempre arrabbiare. Sanno che pon posso tollerare le contraddizioni, ma sissignori che ci ritornano a bella posta. E giù un altro pugno sul registro. — Insomma, vuoi fare il libraio sì o no? Prima che tu invecchia vedrai tempi migliori. Coi miei tempi si fa della miseria perche ci sono troppe teste come quelle di mia sorella, una scimunita che vuol sempre mettere il naso nelle cose degli altri. Udivo lo strepito della sua voce acuta, ma non ca- pivo un ette di quello che diceva. L'ambiente mi assor- biva. L'aria che respiravo mi pareva impregnata di idee. Ogni volume aveva per me una voce e tutte le voct Si levavano come in una conflagrazione e si accapigliaVano e si inseguivano e si dibattevano e si confondevano in una lotta disperata. Forse io ero vittima della denutrizione. (Continua).
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