La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 9 - 12 marzo 1908

e vestire da due valletti di camera. Prima di coricarsi si ingi- nocchia davanti alla incisione preziosa rappresentante il Nostro Signore con la corona di spine in testa e gli occhi al cielo. A letto dà un'occhiata al revolver col manico d'avorio e la canna (l'acciaio ornata d'argento, per assicurarsi che vi siano le sei palle; si fa leggere qualche giornale e s'addormenta. Tanto a Postdam, che a Berlino, a Wilemshache e a Hubertusstock la coppia impedale si alza tra le 6 e le 6 V, e qualche volta dalle 7 alle 7 1/2. L'imperatore si tutta, nel bagno, gli si strofina la pelle, lo si asciuga con una specie di massaggio, indossa per paura dei reumatismi che lo spaventano camicia e• mutande di flanella, calze di lana bianca, scarpe ovattate, si ravvolge in una doppia veste di panno candida, si inette in testa un cap- pello molle e allé mani dei ' <manti morbidi e discende per la prima colazione. Ecco il grande lavoro mattinale. Malgrado sia linfatico, malgrado sia terrorizzato di fare la fine del padre, mangia sempre con appetito. Dimenticavo i suoi favoriti: due techels piccini, rabbiosi, in- tollerabili che sono la disperazione delle persone di servizio e degli invitati. Non amano che il padrone imperiale. Sono loro che gli danno il buongiorno e che discendono con lui stracciando e insudiciando i tappeti su cui passano. Se addentano qualche polpaccio Guglielmo si tiene il ventre dalle risa. Finito il ddeuner cavalca o scarrozza o passeggia solo o ac- compagnato, come gli piace; risale, entra nel suo gabinetto di studio, si sdraia in una eflaise longue, ascolta fumando la lettura di qualche giornale o di qualche rivista o della corrispondenza che non vuol leggere lui stesso, rientra negli appartamenti a farsi la barba con il proprio rasoio, spende mezz'ora alla loiletie profumandosi un po' dappertutto, entra il barbiere a pettinarlo e ad accomodargli i baffi e suona l'ora della colazione alla for- chetta. Dove è lui nessuno ha desiderii che non siano suoi. La sua giovialità, il suo buon umore, la sua taciturnità sono di tutti coloro che sono alla tavola imperiale. L' imperatrice non va mai al di là (lel suo angusto sposo. A poco a poco ella è venuta a credersi una semplice fabbrica- trice di figliuoli per il bene della monarchia. L'imperatore, s'in- tende, non si versa neppure il vino, I valletti sono al suo dorso che studiano i suoi bisogni. Si alza e tutti si alzano, abbiano o non abbiano finito. Prende il caffè, e vi assicuro che è buono, nella Tassen — in un salotto che ha la rotondità della chicchera — si sgranchisce al biliardo, ascolta qualche rapporto nel gabinetto di lavoro, riceve spesso il grande cancelliere, fa la siesta, dorme tanto" come mia mezzora, fa una scarrozzata nel proprio parco o esce se ha degli impegni, rientra, si riveste per il pranzo, passa qualche ora in conversazione nel salotto o va a teatro obbligando' gli spettatori ad aspettarlo. Non si incomincia mai la rappresentazione alla quale intervenga il Kaiser senza che prima egli non sia nel palco imperiale. Sovente

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