La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 9 - 12 marzo 1908

12 E' illusione, é pazzia? Sia. Ma anche 'se qualcuno, solitario, fra le quattro pareti domestiche, la sera ad ora tarda, nel si- lenzio della notte, da solo a solo con la sua coscienza, investighi con minuzie, si svesta dalle idee l'atte e rinsaldate, giudichi freddo, e trovi delle éolpe in N. Nasi, credete voi che questo qualcuno alzi il braccio, allarghi la bocca, e inveisca e gridi: Nasi è reo? Può il figlio, col retaggio di sentimentalismo morboso venu- toci dal medio evo, accusare e" ripudiare il padre ladro ed as- sassino, la madre manutengola e rufflana, lai 'sorella caduta nella malavita e nel baratro del delitto? Lo,può? No. E nessuno a Trapani farebbe tanto per N. Nasi, che fu padre, benefattore, fratello. La forza d'animo degli antichi romani non è in noi; noi non sappiamo sbarazzarci dei sentimenti pietosi di cui ci riempi l'animo il romanticismo e il periodo cavalleresco. Legittima tutto questo le accuse, gli insulti, che si fanno a Trapani e ai trapanesi, come corrotti, come delinquenti? O non deve, piuttosto quella popolazione essere ammirata e commi- serata insieme? rr*rp_ Questo io credo. A Trapani si unirono Palermo e le altre città della Sicilia: L'idea di una persecuzione politica, di una ven- detta che, come dicevo, s'imposessò dei Trapariesi, per oontagio si propago altrove, e varie, molte, infinite circostanze, che sa- rebbe lungo ed ozioso elencare, diedero ragione di questo inodo di pensare e diedero sprone alla colleganza e alla cointe- l'essenza di difesa. Ci In chi pescò nel torbido, e diede fuoco all'esca del regionalismo; e vi riuscì. Si fecero dei rilievi, e per una popolazione essenzialmente emotiva i rilievi bastano, e non si cercano diagnosi ed analisi. Si rilevò l'accanimento dell'ac- cusa, il livore e la tenacia di alcuni accusatori, cose queste che domandavano una intima e più sincera spiegazione, l'interessa- mento del Governo in cosa essenzialmente giudiziaria, l'ostilita palese, sebbene di cattivo metodo, di parecchi senatori, l'acri- monia dei commissari della Camera, lo scarso numero di giudici siciliani e meridionali e quello pletorico di settentrionali, e sopratutto, gigante, la costatazione che Nunzio Nasi veniva giudicato, reclamandosene a gran voce la condanna, per reati, per scorrettezze amministrative, per gesta, di cui altri, molti, suoi predecessori e colleghi si resero colpevoli del pari, senza per questo essere scalfiti di un dito da tutte quelle molle che si sono mosse per avvolgere e stritolare un s.lo. Ciò sa di in- giustizia, di persecuzione, al popolo siciliano. L'ori. Pozzi, nella sua requisitdria, disse: Niurio é reo, Ne l'asta ai falli sui ilirosa portar l'esempio altrui.

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