La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 8 - 5 marzo 1908

31 bra sitibonde, appendendomi anche io al suo collo per sentire le sue guance sulle mie, andando su lei come se avessi voluto che un corpo passasse nell'altro. Io deli- ravo su lei, lei su me. Cinti, abbracciati, fusi non sen- tivamo più che in uno stesso modo, non respiravamo più che con lo stesso alito, non vivevamo più che dello stesso battito. Perduti in noi stessi non udivamo più nulla ne intorno a noi, nè sopra di noi. Paolo avrebbe potuto discendere, sorprendersi e tagliarci in due sen- za ridarci la conoscenza o la consapevolezza che l'uno iion era il marito dell'altra. Ci slacciammo prostrati. Pareva che nel lungo assopimento avessimo perduto il vigore delle nostre membra. — Emma? La voce maritale chiusa nell'assito della scala i chioc- ciola venne giù a precipizio e giunse a noi infuriandoci, mettendoci l'uno nelle braccia dell'altra, con le labbra sulle labbra, con il petto sul petto, con le mani allacciate alle spall-e-,' premendoci e ribaciandoci nel silenzio, con gli occhi che non vedevano più niente. —'T'aspetto, disse la stessa voce. — Vengo, rispose Einnia con la voce che non sen- tiva della confusione del momento, ravviandosi alla me- gli la capigliatura sfatta, mentre svoltava e scompariva nella scala chiusa nell'assito che andava al soffitto. Ella andava su per i gradini che scricchiolavano sotto il peso dell carne e io diventavo tutto ironia, tutto scher- no, tutta una risata che sentiva della mia collera, tutta una maledizione che la frantumava ancora calda di me stésso. Mi pareva ch'ella salisse i gradini della prosti- tuzione. Avrei voluto correrle dietro, inseguirla per la scala, agguantarla perla spalla e rovesciarla giù a pre- cipizio com'era venuta giù la voce maritale a separarci. Le davo della mala femmina, la chiamavo sciagurata, donna di tutti — come s'ella fosse stata mia e l'altro un ladro di donne altrui. Seduto, con la testa e le mani sul libro e l'amore che strepitava nel mio cervello io scioglievo il dramma con un delitto spaventoso. Il mio pensiero era scatenato, strisciava per i gradini, s'avvi- cinava al loro letto e ascoltava trepidante la loro respi- razione. A ogni parola dolce che si scambiavano cigo- lava come ferito da una punta di pugnale. Trasaliva, si metteva tra lui e lei come una forza che disgiungesse e nei momenti dì disperazione si attorcigliava intorno

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