La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 8 - 5 marzo 1908
25 a tre o quattro produzioni ben note, e intorno a lei i soliti mediocri attori aventi ufficio d'accrescere, colla loro oscurità, il brillare dell'astro. . Il pubblico gremì i teatri, le acclamazioni fecero tremare la volta delle sale, l'attrice riprovò tutte le ebbrezze, ma Virginia Reiter non ci diede più delle singolari sue virtù di un tempo, che l'armonia della sua voce d'oro. La voce infatti conserva ancora quella sonorità calda e pe- netrante che sembra voglia accrescere col suo fascino musicale l'impeto e il grido delle passioni d'amore.., ma niun'altra sedu- zione è oramai nell'arte di Virginia Reiter. La sua figura enormemente ingrossata tradisce ogni rapporto estetico. Si può concepire la frenesia •di Maurizio di Sassonia per una salumieta del sobborgo? si può accordare la consun- zione di Margherita colla pinguedine dell' interprete che pur sbiaccandosi il viso come un Pierrot per apparire sofferente, non può fare che la vestaglia non si tenda e non si scuci sopra il tessuto adiposo? E la seduzione che eserdita la moglie di Claudio si concilia col suo embompoint cardinalizio, e il brio e la nervosità di Prancillon hanno riscontro con delle proporzioni da megaterium? . lo per me credo che come si nega ad un ferroviere affetto da daltonismo la guardia dei segnali luminosi, non si dovrebbe concedere agli artisti di affrontare interpretazioni che troppe contrastano colle loro doti fisiche; una brutta donna, ove non voglia limitarsi ad assumere parti di megera, deve essere ban- 'dita dal palcoscenico; certe voci opache, belanti, nasali, com- promesse da un qualsivoglia difetto di pronuncia, via dal teatro, giri dalle scene! Non mancano professioni nel mondo che si adattano a tutte le voci ed a tutte le figure; ma la professione dell'attore esige innanzi tutto un bel portamento, e mezzi vo- cali perfetti di una grande ricchezza e varietà d'intonazione. Virginia Reiter non salvò dal naufragio che lo squillo armonioso _della sua voce. Le sue qualità caratteristiche che erano la freschezza e la spon- taneità di una quasi improvvisazione, si sono ridotte ora ad una teoria di movimenti meccanici, in cui l'attrice ha come cristallizzati i tratti esteriori delle sue creazioni preferite. E l'automa ingegnoso che sa matematicamente compiere quelle serie di piccoli o grandi gesti, bastevoli a dare ad una folla di ingenui o di suggestionati il senso della vita, i più massicci caratteri di una verità grossolana; ma quella vibrazione inte- riore che è come la scintilla animatrice di Galatea, quel palpito intenso che trasforma l'istrione in artista, che fa dell'artista un creatore, ciò che costituisce in una parola la cooperazione intima, diretta, assidua e penetrante dell'interprete nell'opera del dram- maturgo, l'anima vera insomma, il vermiglio sangue rapido e pulsante delle sue figure sceniche, Virginia Reiter non sa aprir- celo più.
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