La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 8 - 5 marzo 1908
24 La mia piccola anima sentimentale ha ragione. Ho amato poco nel lontano passato, l'arte di Virginia Reiter? Dirò meglio : ho poco amato, negli anni che furono, Virginia Reiter? Perché la mia ammirazione per l'artista, si confondeva colla mia adorazione per la donna. Era una giovinetta. di una grazia impareggiabile; gli occhi, la bocca, la voce, la flessuosità della - figura, l'eleganza dei gesti, la spontaneità della recitazione, tutto concorreva a fare di lei come il simbolo della seduzione. - Era l'immagine della primavera trionfante, di una primavera gloriosa di fiori purpurei, di profumi insidiosi, di soli limpidi ed estenuanti. Anche nei drammi, anche nelle tragedie, ella portava, fino all'ultimo, fino al momento di cader vittima del suo destino, un fulgore di luce, u,na nota gioconda, un rosi in- timo senso della gioia di. vivere, da irradiarne l'opera cupa che interpretava. Ed appunto perciò quando (nello la soffocava o quando vaneggiava con Ofelia, la situazione tragica pareva ancor più angosciosa per tanta fiamma di giovinezza che ve- niva a mancare! Poi Virginia Reiter, spiccò più alti voli,: e passò prima attrice assoluta. La dolcezza e le timidità dell'ingenua, si trasmutarono grado grado in impeti di sensualità e di energia. Fu la più felice interprete dei temperamenti appassionati, incomposti, violenti. I -fremiti lussuriosi di Messalina, le cuipde bramosia della Moglie di Claudio, i languori sentimentali di Zazà, la chias- sosa rustichezza di Madame Sans Géne, ritrovarono nell'indole stessa dell'artista i più perfetti segni di espressione. Non le si doveva chiedere nè una eccessiva raffinatezza di sentimento, nè una grande nobiltà di linee; la sua arte istintiva la faceva talvolta un po' grossolana e sguaiata, ma sapeva dare tuttavia a questa sua tipica Volgarità, un così sentito carattere di vero, da farne il suo più originale attributo. Era veramente una donna, e ben femminile, anche, una donna nel suo spirito e nella sua carne, quella che si muoveva in scena! L'azione drammatica pareva più che altro il pretesto per met- tere in rilievo le molteplici sfumature del suo temperamento; si sarebbe detto che tutti i drammi eseguiti da lei erano scritti ad-personant; non era la Reiter che studiava di impossessarsi dei tipi che rappresentava; erano piuttosto le eroine del suo repertorio che si plasmavano sulla sua personalità. Ma ahimè, Il gran Pane è morto! Quando due o tre anni fa parve che Virginia Reiter si fosse decisa a ritirarsi dalle scene, io l'applaudii dentro di me quanto e più, quasi, di quel che non l'avessi applaudita venti anni prima sulle scene del Filodram- matici. La sua decadenza era incominciata; l'artista l'aveva avvertita malgrado le persistenti festose accoglienze del pub- blico e si ritraeva cinta ancora la fronte di tutti gli allori. Ma fu- breve illusione. L'attrice non si era eclissata che per riapparire sull'orizzonte artistico, come stella. di prima gran- dezza. Brevi tournées nelle principali città, repertorio limitato
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=