La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 8 - 5 marzo 1908

VIRGINIA REITER 23 Allora.., allora entro in colloquio colla mia anima sentimentale. Ne ho, pare impossibile, una anch'io; piccina, striminzita, ver- gognosa, che si rannicchia nell'angolo più oscuro della mia psiche per non lasciarsi scorgere, per non dare impaccio, ten- tando farsi tollerare col suo annichilirsi. E' un piccolo focolare di infezione roman- tica, di cui ho saputo ' non curarmi spesso, ma che non seppi mai spegnere del tutto e del quale è raro non senta, poco o molto, il bruciore. Entro dunque in colloquio colla mia anima sentimentale e le domando colla voce grossa: — Vuoi dirmi di che ti impacci tu? -- Amico mio, ri- sponde lei con una v ocetto, timida e paurosa, non so; ma mi duole! — E che mi im- porta, ribatto io con un riso acido, non sarà la tua soffe- renza a tapparmi la bocca! -- Non chiedo tanto, riprende la sottomessa, ma è colpa mia se mi fa tanto male sentirti aggredire le persone e le cose che più amavi? — Ed è colpa mia, replico, se queste persone o queste cose hanno perduto il loro fascino, se si sono deturpate, abbruttite, se si sono fatte deformi e mostruose... — Forse, forse.., non lo nego, e tuttavia sono le più dolci ricordanze della giovinezza che tu calpesti, sono le emozioni più soavi e profonde dei tuoi primi anni che tu evochi per fla- gellarne il presente; e i dolcissimi sogni di un tempo sono ora gli Incubi tormentosi che ti armano la mano... Non è meglio tacere?

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