La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 8 - 5 marzo 1908
21 cevimento preparato dalla capitale a Mia Moglie, i fedeli au- gurii ora espressiCi dai rappresentanti del popolo tedesco delle provincie e città della monarchia, dalle università e da tante altre corporazioni, Ci resteranno indelebilmente impresse nel cuore, apparterranno sempre alle più belle memorie della Nostra Vita. Le luminose virtù dei Nostri antenati', il nobile esempio datoCt dalle loro Maestà e • dalla Coppia Ereditaria (cioè suo padre e sua madre) saranno le stelle che Ci dirigeranno per tutta la Vita ». Dopo lo speech nuziale c'è stata la carnevalata medioevale della danza delle torce. La scena è avvenuta nella sala dei ca- valieri. Gli sposi si sono seduti intorno il trono al suono fragoroso della musica e i dodici ministri di Stato, in giubba del cor- tigiano, sono andati loro, curvandosi in due, con il vassoio d'ar- gento in una mano e la fiaccola nell'altra per invitare sovrani - e principi alla danza. La sposa invitò l' imperatore e lo sposo l'imperatrice. Finita la ridda i ministri s'avviarono alla camera della regina, i paggi presero le fiaccole e dietro gli sposi an- darono fino alla soglia nuziale. Ci fu un inchino profondo e i paggi chiusero gli usci dorati dietro la coppia che andava ad iniziare la nascita di un altro principe ereditario, un altro Fe- derico Guglielmo. — Papà, un maschiol gridò il principe Guglielmo da una finestra al principe imperiale che andava su e giù per un viale del Neues Palais dei dintorni di Potsdarn (7 maggio 1882). E' divenuto imperatore a trent'anni. Il primo pensiero è stato militare. « Ecco che rivedo le truppe che ora sono Mie ». Strin- gendo. la -mano a Bismarck, che poi ha scacciato come un ser- vitore, disse: — Alt und jun,é, wir géhen treu 2W(127137202, -- vecchi 'e , giovani andremo fedelmente insieme. Non si poteva andare alla nazione del secolo che stava per finire con parole più goffe e pensieri più rancidi. Pare il pro- clama di un teologo sul trono: « A/ 'Mio popolo, « Chiamato al trono dei Miei padri, ho assunto il regno al cospetto dei Re di tutti i Re e promesso a Dio di essere per il Mio popolo, secondo l'esempio dei Miei avi, un principe giusto e clemente e di curare il timore di Dio. Se imploro da Dio la forza d'adempiere i doveri impostimi dalla sua volontà, Mi aniina anche la fiducia verso il popolo prussiano che uno sguardo retrospettivo sulla nostra storia mi garantisce ». Poi ci sono i « vincoli verso i Miei avi », i e conto anch'Io », i «.contraccambio di fedeltà», la « reciprocità d'affetto tra Me e il Mio popolo» e le « asseveranze che Dio M' impartirà la forza e la saggezza di operare il reale ufficio per il bene della patria». Il ritratto fisico è fatto in un attimo, Occhi azzurri, canta-
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=