La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 7 - 27 febbraio 1908
il * ** Ah, come si sta bene nel riposo festivo. Io che l'ho gùstato per parecchi anni dove è secolare, mi pareva, domenica, di essere un po' piii cittadino. Rivivevo nell'atmosfera in cui ho imparato l'ubbidienza collettiva e ho ammirato il popolo lieto di avere una giornata senza lettere, senza telegrammi, senza preoccupazioni di affari, selza bisogno di compera e di vendita, senza giornali, senza spacci che avvelenino la salute, senza rappresentazioni teatrali, senza il traffico che inibestialisce o .disumanizza la gente. Ah come si sta bene nel riposo festivo! Qui non è completo. Ma io spero che verrà anche per noi il giorno in cui gli uffici pestali e telegrafici e i teatri e tutti gli altri mestieri rimasti fuori della zona comune cesseranno di agitarci, di importunarci, di farci perdere il tempo destinato a ripristinarci le terze, a rifocillarci il cervello, a farci dimenticare la, lotta per il mio e il tuo per ventiquattro ore di seguito! * * Gli speculatori dell'industria giornalistica sono fuori della grazia di Dio. Loro vedono il pruscolo negli occhi degli altri industriali e predicano la sommissione alla legge. Ma quando si tratta della loro tasca, accidenti! allora mettono li loro merce fra le indispensabili alla vita quotidiana. Nessun popolo civile può vivere senza il diffusore di notizie. Ma vedrete che i giornalai, se è in loro un po' di soli larietà umana, li faranno rinsavire. Voi stampate e noi teniamo chiuse le edicole e ritiriamo gli strilloni dalle vie. E' una questione sciolta. Vi varrete dei krii- miril l'organizzazione è forte è impossibile. Il krumiro può lottare con l'individuo, non con la classe. Con la classe . perde, con la classe fugge. Così che io m'aspetto di settimana in settimana la soppressione dei quotidiani della mattina e della sera e dei settimanali che si stampassero nella domenica. Ah, come si starà bene senza giornali 'una giornata intera! * * Intanto che leggevo la requisitoria che ha seppellito con il suo prosaismo quel quintale di borghesia trapanese che ha dato alla lingua italiana un vituperio come il Wilson lo ha dato alla lingua francese, mi si affollava la mente di ministri e di deputati ladri, corrotti, venduti, deplorati, céai a mercanteg- giare il voto, a vendere l' influenza legislativa; a compiere scio chi, c i a diminuire la giustizia, a intascare• il mercato del fumo e del puffismo parlamentare, a svaligiare i minorenni, a truffare gli azionisti con i tripotages di borsa e con i sindacati che lasciano tutti sul lastrico dei bisognisti e dicevo tra me e me
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