La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 7 - 27 febbraio 1908
21 delle cataste sui murieciuoli di Basso Porto. Gigetta non aVeva, che a scegliere quello che le conveniva meglio, fortunata anche in ciò che la sua ragazza è una testolina cosi esaltata da succia,rsele tutte come ostriche allo spruzzo! Non sogna -forse anche lei di- buttarsi fra gli uomini a seminarvi angoscie e rovine, miseria, morte e scorbuto col ferro delle sue dissolutezze e col fuoco delle sue perversità! No! Gigettta preferisce prestare orecchio ai propositi roman- eschi della figliuola, e cader magari in deliquio ascoltandoli, _in luogo d'imporsi ai suoi vaneggiamenti col mostrarle l'abisso in cui sta per celere, e in coi ella stessa è caduta. Quanto al- l'amante di Nettino, il giovinetto d'Arconte che sembra follemente preso di lei, s'affretta a cedere il passo a dei pretendenti Senza titoli, quando più s'irdporrebbe che egli difendesse con ogni energia il suo amore. • Il secondo atto chiudeva col deliquio di Gigetta e culla fuga dell'innamorato; situazione assurda, grottesca, di una invero- simiglianza che faceva digrignare i denti.... lo però resto zitto. Qualcuno applaude; è uno sciocco? è un ironista? non lo voglio sapere; sto zitto. Ma l'esempio di questo unito è contagioso; altri si inanimano. Un vicino meno paziente di me-trasecola, sobbalza, non si frena più: fischia! Fischia bene, il giovinetto, don ab- bandono, con eleganza,- con arte. Un sibilo lungo,- acuto, persi- stente; gli sciocchi o gli ironisti, sé ne offendono, raddoppiano i battimani, s'impuntigliano ad urlare: fuori l'autore; tempe- stano: alla porta il villano! Villano il sereno fischiatore!... Ah, per l'unghie di un fakiro! Io Sto zitto, io; mi rodo il fegato, e taccio, state però contegnosi anche voi, facce di zafferano, non sbatacchiateci quelle nianacce sul muso; non offendete nostro gusto, non graffiate la nostra sensibilità... - Ah, voi volete applaudire, e far del nostro silenzio il com- plice passivo della vostra inettitudine e della vostra insufficienza,? Ah no, ah no, pei tartarei abissi, fischio, fischio, fischio anch'io allora, fischio come Mefistofele quando fischiava inésser dtiiii i ne dio. Fu un pandemonio d'urla di grida e di proteste; accorsero dei curiosi, salgono anche dalla platea i critici dei giornali, e qualcuno volle usarci la degnazione di convenire che eravamo nel nostro diritto: grazie dell'avviso: sapevaincelo, e ad ogni modo quando io fischio, mi infischio anche della loro autorit- zazion e! Del resto volete la riprova che il fischio a teatro è un'arma che non si adopera se non per reagire? L'ultimo atto meritava tutte le bucce di limone che la signora Bovary consumava per sbianchirsi le mani, ma gli stiocchi o gli ironisti non mossero un dito e tutte le chiavi rimasero in tasca. Ci fu quel silenzio risioso che circonda le fosse quando vi si fa scivolar dentro la bara. Nellina era seppellite. Non vi parlerò di un dramma Madre che ha dato la Com- pagnia Siciliana e nemmeno 'di un'altra, produzione- di Martoglio
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