La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 7 - 27 febbraio 1908

20 •Brutto ed arruffato come il pelo del mio cane, quel primo .atto! Vi si imparava attraverso ai meandri di un dialogo inter- minabile fra un signor Cesare d'Arconte ed un untuoso don • Candido suo ubino di fiducia, che Gigetta era l'amante di Ce- sare e che Cesare nè era sazio, che Gigetta era madre di Nel- fina e che Nellina non lo sapeva; che Nellina viveva nella casa di Cesare, e che Cesare la appetiva; si vedeva poi Nellina di- fendersi unguibus et rostris preferendo alla fine scappare col giovinetto figlio del d'Arconte, in luogo di lasciarsi sedurre dal vecchio padre. Perché Gigetta, una traviata piena di sentimento, che sembra la caricatura della coeutté intellettuale di Maldacea, non si fa riconoscere da sua figlia? Mistero. Forse per pudore. Perché lascia per tanti anni, la figlia fra le grinfe di quel suo amante libertino? Mistero. Forse per conveni,nza. L'atto non meritava passaporto. Era un cattivo arnese che si doveva almeno tenere in osservazione. 'Qualcuno vicino a me.invece si mosse ad applaudire e qualche altro lo imitò; io diedi intorno una guardatacela fra' l'indignato ed il sorpreso, ma nè mossi collo nè piegai mia costa. Se è per mostrare-la vostra benevolenza ad un autore che ha sempre l'aria di cre- dersi perseguitato, fate pure ragazzi, mi dissi; e stetti zitto. Comincia il secondo atto. Lunga scena fra Nalina ed una stolida inammana che le insegna l'àrte di piacere ai gonzi. Nella 7?affaella ovvero Della bella creanza delle donne *di quel sant'uomo che fu Alessandro Piccolomini, Stordito. Intronato, c'è con tanta maggior freschezza o tanto più spirito, un dialogo sii quel tono ch'io ricordavo come mastro Adamo nel suo girone affocato, ripensava ai ruscelletti d'Amo! Segue la esilarante tro- vata del servo. che tenta occhieggiare le bellezze della sua signora attraverso lo fessure di un paravento, e infine ecco Gigetta che viene ad interessarsi della salute fiska e morale di .Nellina. Nellina ha- due orditi sul suo telaio. In uno tesse un bel mazzo di imprecazioni contro gli uomini senza scrupoli, che appena possono si sollazzano colle povere donniceinole; nell'altro ricama una corona di spine per la sua ignota genitrice che la affidò, nata appena, ad. un ospizio di trovatelle. Fra queste due pente .scivola e s'insinua e si punge Gigetta, che è sempre li li per 'confessare a Nellina d'esserle madre e ne è sempre trattenuta do, non so quale terrore. Eppure l'odio che la sua figliuola nutre. pei maschi, avrebbe ben dovuto superire alla disgraziata non fosse che l'idea di accollare ad un mascalzone della specie « uomo» l'atrofizzamento della sua sensibilità materna. Le era subito fatto di immaginare la storia di un infame clic la Violentava, la rendeva madre — lo spunto c'è bene nel dramma; Roberto Bracco s'è dimenticato di svolgerlo — le strap- pava a forza la Cara 'piecina e la consegnava agli esposti! Angoseie della madre, ricerche affannose, le Prime traccie.... Di questi romanzi alla Xavier de Montepin se ne devono trovare •

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