La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 6 - 20 febbraio 1908
donne, nè ai bimbi ne ai ragazzi. Perché il dio sconosciuto, introvabile, invisibile è impotente a fare il bene e a fare il male. Si nasce e si muore, si soffre e si gioisce, si piange e si ride senza li suo intervento. Nessuna madre ha mai potuto salvare il figlio con le lagrime della disperazione, con la preghiera dell'adorazione, della devo- zione, del sagrificio. Centinaia di volte noi abbiamo letto le tumultuose supplicazioni dei . naufraghi prostrati sul ponte di una nave o di un piroscafo imploranti il soccorso « divino » senza che il mare cessasse di salire a inghiottirli. Gli strazi nei letti dei moribondi sono di tutti i giorni. Si corre con il cristo in croce, si corre con l'acqua benedetta, si va in ginocchio con le mani giunte, si disperde l'incenso, si invoca, si supplica, si domanda perdono e si finisce in un singhiozzo che schianta il cuore degli spettatori. E i moribondi, credenti nel dio burlone, muoiono come gli irreligiosi, gli indevoti, gli increduli, gli anti- cristiani, gli infedeli. Non c'è famiglia che non abbia subito le disillusioni religiose. Ma l'idolatria continua le sue stragi. Si ritorna al prete, al confessionale, alla chiesa, si riaccendono i ceri alle immagini pii' bizzarre, si ricade in ginocchio, si ricominciano le orazioni e Si rivive nell'atmosfera mistica come esorcizzati. Il governo è il fattore massimo di questo stato d'animo. Non ha diviso la chiesa dallo Stato, permette che si legga nello statuto che il re è tale per « grazia di dio », non ha espulso il cristo dai tribunali, non ha proibito le madonne e i san Giu- seppe e i Gesù sulle muraglie delle vie o all'esterno delle case, manda i soldati o le navi come omaggio governativo ai « principi della chiesa », lascia indisturbato il papa che vive nel cuore • di Roma come un nemico appiattato o in attesa di una rivoluzione nera, non ha fatto demolire i santuari che uncinano le folle imbestialite dalla negromanzia religiosa, non proibisce le costru- zioni delle baracche dell'industria sacerdotale e acconsente che il re, nutrito dalla nazione, si paghi un cappellano di Corte in tutti i palazzi reali o nelle tante regge. Così é naturale che non sappia andare fino all'abolizione com- pleta dell'insegnamento religioso nelle scuole. E' un governo in armonia con se stesso, con le sue paure, con i suoi mezzi ter- mini, con le sue ipocrisie, con la sua mentalità di essere o non essere. E la maggioranza del Parlamento gli darà ragione. Il dio dei don Cornaggia, dei don Meda, dei don Fogazzaro, dei don San- tini, dei don Scotti e degli altri prelati della gerarchia chiesaiuola peserà sul cervello dei nostri malati per degli altri anni. VAISTRIN.
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=