La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 6 - 20 febbraio 1908
30 neppure il mio. disprezzo. Sono fatta così. Non ci sono odii nè strascichi nella mia vita. Ciò che è passato non è più mio. Il mio è il presente. Tutto sagrificherei _ per conservarti, non per contenderti. Mi andava su e giù. per la scala dell'onore sociale. A volte mi pareva grande, a volte insuperabile, a volte mi andava tutta in frantumi in una cloaca qualunque. A ogni modo .più parlava,, più si sbottonava, più mila- sciava andare per le intimità della sua esistenza e più mi trovavo davanti a un temperamento, a una donna che non era come tutte le donne, a una volontà che sapeva levarsi dai disastri personali con la superbia di coloro che 'non si voltano mai indietro. Giudicata dalla •moltitudine carica di pregiudizii, carica di vita fatta sui modelli che i padri trasmettono ai figli, poteva ap- parire una svergognata. Giudicata da me che ero nato sul letamaio e che ero cresciuto un po' dappertutto, con il cuore pronto a commuoversi a tutte le sventure degli altri non ,avevo che aggettivi laudativi da am- mucchiare •intorno al suo nome. 'Il suo orgoglio era sublime, il suo amore una conquista che la rendeva 'su- perba, i suoi trasporti di donna che sneva dove andava e che cosa voleva la mettevano al disopra di tutte le amanti. Tuttavia la notte dopo la rivelazione non potevo dormire. La vittima di quegli impeti passionali era fra i miei pensieri come un grido. Urlava, chiamava aiuto. implorava che qualcuno accorresse a salvarla. C'è stato un momento in cui per sedare il tumulto del mio cuore ho dovuto voltarmi boccone e rimanere là piatto, a- spettando una quiete che non veniva. Vedendo la ruota, la 'maledetta ruota, con la sua bocca nera che inghiot- tiva i bimbi e girava su sè stessa per passarli nell'o- spizio come numeri di matricola. Il dolore 'fisico che, mi dava 16 spettacolo immaginario era così forte che, mi pareva di tanto in tanto di avere punte d' aghi in ogni parte del corpo. La mia testa era una *fornace. Brticiava, sudava, fantasticava Mi commuovevo, per- devo lagrime come un fahciullone sorpreso da un'on- data di 'dolore. Mi voltavo su me stesso. Mi abban- donavo supino, mi mettevo boccone, procuravo di non muovermi, di ricuperare la quiete e di lasciarmi -asso- pire dal sonno. Ma la trovatella non mi dava tregua. Se avessi potuto correre da •Emma l'avrei forse in-
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=