La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 6 - 20 febbraio 1908
25 credete proprio che il pubblico sia così acerbuzzo e citriolo?! Non vi immaginate che per :poco che pratichi il tuo inondo ha avuto modo di sgomitarsi fra gli amici dell'ordine e di pestare i calli agli evoluti ed ai coscienti? E che il menò che ha potuto concludere è che la gente' è sempre farina della stessa pannocchia, e che gli uomini sono tutti di una pelle e di una cotenna? Questo non vuol dire che le idee complessive degli uni non abbiano a valere infinitamente piiidelle idee generali degli altri; ma Sono appunto le idee quelle che contano, la visione chiara di un mondo e di un assetto sociale più logico e più ragionevole, non già la merce uomo che poco su poco gin conserva sempre, in ogni stato civile, il suo antico gusto per l'antropofhgial Che abbiano a mutare i mali istinti del « bipede implume »! Aspetta cavallo!, C' è da sperare piuttosto che una migliore disposizione delle cose possa togliere, a molti la facoltà di pre- potere e dare ad altri miglior agio a difendersi; si può credere insomma che delle unghie si accorcino e delle altre si irrobu stiscano, ma crogiolarsi nella serena illusione che la gente migliori appena ,giunge a sua conoscenza il verbo rinnovatore, è persuadersi che un negro si possa sbiancare lavandosi nel latte! Ecco perchè mi sento torcere le budella ogni volta che un autore sovversivo mi fa il bel regalo di una commedia di pro- paganda! E come se schernissero, insultassero, vituperassero le mie idee più care quando per farle valere le appiccicano ad una mezza dozzina di sciniuniti così nauseantemente farinosi e dolciastri da dar per un mese il disgusto dei man.ons glacés! Io per me, se dovessi scrivere una produzione teatrale del genere, vorrei, fare degli apostoli del nuovo verbo le figure più insignificanti e più comuni: regalar loro un magnifico stock di brutte abitudini, e intrecciare le loro azioni meschine di tutte quelle sozze miserie morali che germogliano nei cuori umani come le male erbaccie nell'orto abbandonato di Renzo. Li farei astiosi, avidi, diffidenti, rozzi e prepotenti anche. Se dovessi mostrarmi parziale, lo sarei piuttosto col campo nemico; se dovessi usare della indulgenza, ne favorirei galantemente gli avversari, concederei loro tutta la buona fede, un sacco ed una sporta di onestà, un carico intero di semplice e schietta. igno- ranza. E poi, all'opera! Ah, per tutti i diavoli! Se le idee mie sono veramente le buone, devono trionfare a dispetto dell' altrui virtù e della mia cattiveria. La loro forza è nella loro evidenza, è nella logica che le sostiene, nella chiaritit che diffondono, nella energia dinamica che svolge una concezione generata da lunghi, assidui, insanabili contrasti, nata nell'urto e pel cozzo di elementi in formi che ritrovano finalmente il loro ubi conci- slam! (mesta dovrebbe essere la lezione del dramma. Ma se sono già degli uomini perfetti, quelli che indossano le nuove fogge, se sono degli Adoni o degli Apolli, come capire se è la
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