La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 6 - 20 febbraio 1908
13 nel momento della disperazione dei partiti intorno al trono'i Rimanere spettatore indifferente al delirio monarchico. Invece i preti sono entrati nella finzione e hanno dato lagrime e pre- ghiere come le prefiche prezzolate di tutti i funerali. Non sono io che vi accuso. E' un vostro collega che vi rim- provera di avere sperperato tanto dolore artificiale per il continuatore del!' assoggettamento• della Chiesa. Udite, è Murri che parla e vi condanna. e Completò le manifestazioni (del dolore monarchico) il concorso pronto e spontaneo d' una parte del clero, che una coscienza molto dubbia ed incerta dei doveri politici e religiosi faceva facile preda, in quella circostanza (del regicidio) del rispetto all' autorità costituita.... E così tutta Italia fu piena per due settimane di ,segni e di manifestazioni di lutto.... Ma quello che più sorprende, fra le cose che avven- nero quei giorni, è la luttèa clericale che inondò tutto, chiese, stampa, associazioni, consigli di comuni e di provincie, dovunque un cattolico potesse, per danno della Chiesa e suo, pronunciare o scrivere una parola.... I comitati diocesani e regionali con quello di Milano a capo, sciolsero la chioma ed organizzarono lutti e cortei.... Pareva che « cattolici e liberali » si fossero « fusi in una sola grande famiglia il cui caro cuore battesse in Roma, nelle aule del Quirinale ». e E tale fu anche, pronto, irriservato, larghissimo il concorso del clero. In Roma stessa; sotto gli occhi della Santa Sede, che tenne un Contegno riservatissimo,. mal dissimulato dalle false notizie che i giornali liberali propalavano .e quelli cattolici di provincia ripetevano tali e quali, i consiglieri cattolici dell' U- nione Romana e quelli di essi che facevano parte della Giunta sparirono, con la qualsiasi loro coscienza politica e sociale di cattolici, subbissati nel gran mare del lutto comune: e tutti gli atti in omaggio, fatti dalla Capitale cl' Italia. ( E' Murri che sottolinea) al suo Re ebbero o •parvero avere il loro assenso, senza riserve. « Non è già che tutti costoro non sapessero che le condizioni.' della Santa Sede e i rapporti di essa con lo Stato erano allora, dopo trent' anni, gli stessi che la sera del XX Settembre, pieni di difficoltà e (li incertezze, e non conoscessero la vita ded sovrano estinto: che non sapessero, quindi, come il loro dovere di cattolici imponeva ad essi di partecipare con molte riserve e leali e dichiarate restrizioni ad un lutto che, se fu spontaneo quarantot'ore, il terzo giorno era già divenuto una grande ed artificiosa dimostrazione politica.... Chiudo con le ultime parole intorno « al delitto di Monza ». « E allora fa un unirsi precipitosamente al lutto generale, uno scalmanarsi a mostrare la propria indignazione pel regi- cidio, tutto il proprio rispetto per le autorità costituite: e passi per l'indignazione, ma di rispetto ne mostrarono veramente un po' troppo... come se la gente italiana fosse _moralmente e poli- ticamente unita sul serio...
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