La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 6 - 20 febbraio 1908

9 biiioni, i capitalisti trascinano nei parlamenti e nelle anticamere altre possenti volontà plutocratiche, i borsisti giuocano al ribasso di qua ed al rialzo di là, i giornalisti dispongono l'animo del pubblico ad accettare le opinioni diplomatiche con molta sin- cerità di cinismo e non troppa dissimulazione d'interesse. - Ma il nuovo re deve saper fare il suo terrificante mestiere. E deve essere migliore. Se no, guai a lui! Cosi Manuel II, il fanciullo, che ha raccolto la portoghese corona sul tappeto fradicio di sangue di una carrozza trasci- nante due morti ed una viva, una madre capace di abnegazione nel massacro macellaio, appare esangué, col viso fasciato dal chirurgo, poche ore dopo che la grande fossa fu scavata, auspice :1oào Franco dittatore, al consiglio della Corona, ad incomin- ciare la sua carriera, La legge lo fa re; la legge lo regala vit- tima possibild all'attentato che aspetta nell'ombra. Egli deve essere il re. Ed il fanciullo dicianovenne sale il trono che gal- leggia nel sangue caldo e dice: — Popolo mio e signori, io sono il re. Governeremo per il bene del popolo; cercheremo di ren- dere il nostro buon popolo felice! — O dove, dunque, vanno essi a cercare la tragedia questi ingegnosissimi drammaturghi d'Europa? I buoni borghesi si mettono in letto, quando fiutino a venti giorni di distanza la piazza in tumulto. I ragazzi non vanno più a scuola, quando si sia appena sparsa la notizia di una dimostrazioncella anti- clericale. Le brave mamme si fanno il segno della croce e con- sigliano al marito burocratico di starsene ben tappato in casa, quando la voce sia corsa che è possibile un attentato alla car- rozza del re, in una qualsiasi occasione. Ma l'uomo reale e la 'sua reale donna e i lor figli debbono 'scendere per le città respiranti le noie, lo sdegno, la ribellione, la violenza, per le torbide o frementi Città borghesi. Arrive- ranno al termine della passeggiata imposta dall'etichetta? Nes- suno lo sa. Il trotto dei cavalli è uguale ed elegante, il cocchiere è diritto e signorile in serpa, i reali sèggono sorridendo e salu- tando al buio destino che nasconde il baleno feroce, forse, al primo angolo di strada. Per una volta la vendetta ribelle rispetta la donna, che è la madre. Subito, ella deve dimenticare l'uomo uccisole da canto, e non pensare più al figlio che le è nato primo dalle viscere. li primo erompere dello strazio, le prime lagrime di fiamma sono già un eccesso, che l'etichetta appena può perdonare. Adesso ella è la regina vedova, la regina madre del piccolo nuovo re. Lo accompagni alle sedute della Corona, lo aiuti della sua « esperienza e, discuta ella con i molti uomini note- voli che entrano per qualche cosa nell'esistenza del principio dinastico, il quale vale ben più in fondo che la persona del re. Il re passa, ma la monarchia deve restare. Pianga la madre tra le due bare presso il piccolo nuovo re ferito ed esangue. Pianga; ma che nessuno la veda! Varennes e Piazza (li Greve

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