La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 5 - 13 febbraio 1908

26 Gualdi ; di questa natura sono Filippo e Cecilia i due figli che la stessa signora Davis ebbe dopo aver conosciuto l'amore nella persona del pittore Giulio Restani, col quale è fuggita . da Mantova a Torino e col quale convisse venti anni, non curan- dosi altro nè del marito nè di Francesca. Dopo vent' anni l' amante muore: cinque anni dopo Muore anche il marito di Teresa: Francesca, abbandonata e sola, pensa allora di ricongiungersi alla mamma, entrando nella casa de' suoi fratelli. Ma deve subito subire le ostilità di costoro, timorosi che la presenza della derelitta profani, fra le loro mura, la cara e buona iniagine paterna: Francesca, -a. sua volta, sente di non poter vivere in una at- mosfera densa e vibrante di ricordi ingiuriosi alla memoria del « tradito genitore ». Il dissidio che si fa presto acre e velenoso la costringe a ripartire lasciando disperatissima quella stessa madre che vent' anni prima e per venti anni non si era per niente occupata di lei. E' dunque il dramma dei figli per l'esaltazione della memoria dei padri, ma questa pietà e questa adorazione aveva un suono così falso e stridente, era un così palese mezzuccio teatrale, ri- spondeva ad un sentimento così artificioso e fittizio, che nes- suno ha potuto esserne illuso, nessuno convinto, e le parole dei tre competitori giungevano vane ed incomprensibili come il linguaggio delle preziose al buon vecchio Gorgibus. Come credere alla sincerità di quelle voci? Chi poteva ap- passionarsi al dissidio di quelle forze giovani che in luogo di vivere di loro e per loro si afferravano a dei cadaveri per farsene arme d'offesa e di difesa! Ma aprite le finestre all'aria, ed alla luce, disperdete questo tanfo di camera mortuaria, lasciate gli inutili morti alle tombe! Che giova piangerli e ricordarli, e ripiegare le nostre anime dentro il breve cerchio di una bara perchè vi composero la spoglia di un uomo che ci generò! Dimenticare i morti, passare, se giova, sopra di loro, è la legge della vita, è rompere ogni triste legame col passato, è affrancarsi dalle tradizioni, è muovere liberi e sereni davvero verso il nostro avvenire. Il Monicelli con ritmo affannoso, batte la misura al vecchio colascione sentimentale; non fosse che per questo, e non è. questo solo l'errore e il difetto di Prima dell' amore, il suo dramma non meritava di vivere. E non meritava nemmeno di affacciarsi alla luce, fosse pur quella modesta e molesta della ribalta, La Signorina di Er- nesto Re, un vecchio motivo romantico in tre atti, che nessun fremito originale è venuto a ringiovanire. Il solito indeterminato paesello di campaa, le consuete sbia- dite figuri un no del curato, del farmacista, debl segretario comu—

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