La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 4 - 6 febbraio 1908
5 « Lo stato e il teatro » di Ugo Ojetti è poi tutto un nonsenso. E' un articolo che mi fa rivivere nel '48, nel '60, nei tempi in cui la capitale del regno era a Firenze, quando nessuno sapeva muoversi senza una parola o una protezione o un ineora,ggia- mento o un aiuto ministeriale. .Con la sua gravità di superuomo mi riduce l'industria dram- matica a una petizente accosciata agli angoli delle vie a implo- rare la carità cittadina. Vorrebbe aggiogarla allo Stato. Premiare gli autori, insignire magari di croci i petti degli attori e 'do- tare i teatri come ai tempi tedeschi, quando gli italiani si astenevano dalle rappresentazioni per manifestare sentimenti antiaustriaci. Bel sogno! Nell'epoca dei trusts teatrali, nei giorni in cui i teatri sono divenuti le marcite — per servirmi di una similitudine di Rovani — delle compagnie comiche, le marcite dei possessori di repertori, le marcite dei proprietari degli edifici e delle compagnie anonime il concorso dello Stato in un'industria così prospera diventerebbe ridicolo. Caro Ojetti, o voi fate del socia- lismo di Stato e allora infischiatevi della parola «dotta » del re e delle buone intenzioni del Rava e dite che volete tutto in comune. O parlate di un'arte che non ha bisogno che del- l'ingegno o del genio per mantenersi nel lusso e allora non sciupate il vostro tempo per impacciare il suo sviluppo con lacci statali. La dote dello Stato a due o tre teatri sommi sarebbe poi intollerabile. E non si è messo in scena la Nave con 100 e più mila lire senza che lo Stato abbia tirato fuori un centesimo? E l'Irving non ci ha insegnato che l'aiuto di Stato nel Paese della concorrenza è una buaggine? * * In generale i testimoni che depongono all'alta corte di giu• stizia sono tutti smemorati. Il presidente è obbligato di volta in volta a minacciarli di rinfrescar loro la memoria con i poteri discrezionali. .Ivla anche con le deposizioni restie, con le deposizioni che sentono tutte del lavorio trapanese per scon- giurare il disastro, Nasi ripugna. Bisogna portare nel sangue molta delinquenza e avere la faccia foderata di rame, perché un ministro trovi il coraggio di andare dai negozianti a farsi alterare le fatture come un mag- giordomo disonesto. Bisogna essere andato al di là di tutte le convenienze sociali perchè un ministro di Stato abbia l' impudenza di lasciarsi ospitare da Tizio e da Caio e intascare, con mandati firmati da lui e dal suo associato, Lombardo, ad alleggerire la cassa statale affidata. Bisogna essere criminali comuni per adattarsi a rubacchiare,
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