La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 4 - 6 febbraio 1908

paSsione si è scaldata fino alla passione. E Simona lo accarez- zava, Io aiutava, lo consolava, pur leggendo nei giornali dei cortigiani ch'essa era divenuta una lurida e feroce bagascia e una sanguinaria virago. Anche Michelet ha lasciato credere Marat un monsieur Al- phonse. Noi adesso sorridiamo dei moralisti di quel tempo e ci ricor- diamo che quando Simona vide morto il suo uomo nel bagno, è scoppiata dalla disperazione, scoppiata in un pianto dirotto, pianto che fece dire all'assassina Carlotta Corday: — Dio mio, quest'uomo era tanto amato! Si, era idolatrato. Quando gli seribivendoli hanno tentato di indurla a dirne male per vilipenderlo morto, ella ha incrociate le braccia e ha gridato: — Calunniatori l vili calunniatori, uscite! E adesso aspetto Clemenceau. Le idee vecchie hanno cosi profonde radici nella compagine italiana che non appena la mano di qualcuno tenta sradicarle si leva un grido di dolore dal nord al sud della Penisola. Aprite la finestra e ascoltate. Il ministro ha soppresso miserabili ven- tiquattromila lire all'arte drammatica e la gente che vive in- torno al teatro pare sulla spiaggia di un naufragio. L'aiuto statale, quando l'arte drammatica non portava sul palcoscenico che pupattole e personaggi di cartone, poteva essere capito. Ma oggi? Oggi che ci sono i Rovetta che arricchiscono con i lavori che non hanno domani, che ci sono stati i Giaeosa che hanno vissuto nel lusso senza toccare le cime del genio, che ci sono i Testoni e i Bracco che passano da un teatro all'altro portando via percentuali che i maestri del palcoscenico non hanno neanche sognato, oggi che ci sono i Praga che potrebbero vivere prin- cipescamente, se non fossero poltroni, oggi che c' è d'Annunzio che intasca assai più di cento mila lire l'anno solo in introiti teatrali, oggi, dico, soccorrere un'arte cosi feconda di somme favo- lose, dir male del ministro che ha avuto il buonsenso di to- glierle un'offa che la diminuiva se non la disonorava, è da pazzi. Ugo Ojetti, pianga, se vuole, e Rastignac faccia pare l'indi- gnato con le dimissioni, se gli garba, ma che l'autore non vada mimi pie a battere la dura illustre porta del ministero. Il da- naro poi non guadagnato mi fa schifo o Nere. Forse che Maurice Donnay, per parlare di un drammaturgo di questa settimana sul palcoscenico italiano, ha avuto bisogno del soc- corso ministeriale per giungere da Lisistrata alla Dolorosa? Forse che Sardou ha avuto bisogno di mendicare per correre dalla Taverna al Rebagas e all'Aircd^e dei veleni? Fatemi il piacere, serbate la vostra collera per qualche cosa di più alto nella vita.

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