La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 4 - 6 febbraio 1908
27 ed evoca la personalità dei suoi amanti colle loro stranezze e colle loro caratteristiche alla maniera di Octaye Mirbeau, finisce per farmi sbuffare come un samovar. E poi, via, cosa resta in noialtri dopo aver visto Bufere? Posto che anche qualcuno si interessi ò si lasci prendere dalla violenza verbale di quelle scene accomodate con tutti gli arti- fici, rimane in noi, a sipario calato, una sensazione più viva di quella che ci colpisce assistendo per caso alle baruffe od anche al pugilato di due sconosciuti che si accapigliano in Piazza? Li vediamo scontrarsi, lanciarsi delle frasi irose, scagliarsi l'un contro l'altro; e volano dei pugni; si capisce all'ingrosso di che si tratta: s'agitano questioni di donne, o di quattrini, ge- losia di mestiere o di sentimenti; un cappello duro rotola nel fango, un solino è sgualcito, dei bottoni si strappano, poi la gente si intromette, uno si avvia da una parte, l'altro dall'altra, e felice notte; tutt' al piit ce ne ricordiamo ancora alla sera mentre matura il chilo, e si narra di due che la fecero a pugni in mezzo alla strada. Si può anche raccontare che la signora Sabina ammazzò una sgualdrinaccia che era l'amante del suo uomo. I giurati di Palermo la assolveranno magari.; a noi mancano tutti gli elementi per stabilire fino a qual punto la responsabilità del delitto debba pesare sulla gelatinosa incoscienza del maschio, sulla perversità cosi letterariamente cerebrale dell'amante e sulla impulsiva suscettibilità di una contadina sarda, diventata non si sa come moglie del professore in chirurgia Antonicu Sanna Branca. E' affare loro, non nostro: noi ci dormiamo sopra i sonni dell'indifferenza. E' perchè tutto questo nostro teatro manca di sostanza e di forma, od alla meno peggio la sostanza è troppo povera cosa per fare a meno della veste, o la veste è troppo sciatta e ca- scante per nascondere il corpo che dovrebbe abbellire! Guardate mo' quei maledettissimi francesi! Io li odio e li adoro per questo. Quando non possono presentare le loro donne tutte nude, perchè anch'esse, poveracce, hanno tante grinze che ne ha meno l'uva passolina, o le prugne secche di Provenza, perchè hanno e seni ed ànche e fianchi e cosce che cascano, avvizziscono, rientrano o sporgono come stecche di un vecchio ombrello, quando non possono . presentare le loro donne nude o in certi clècollétés, da ridurmi ancor più strabico che già non sia Carlandrep, Ferrari, Principe della chiesa, te le abbigliano e te le acconciano con tanta grazia, con tanta eleganza, con un gusto cosi garbatamente eccentrico o così squisitamente origi- nale che sedotto dai pizzi, dai nastri, dagli sbuffi e dalle pieghe, dai fiori, o dalle piume, badi meno o non badi affatto al viso lisciato ed imbellettato che .nasconde male le rughe fonde e le zampe di gallina. Fra tante novità di autori nostrani, Lopez e Zambaldi, Ruggi e Berrini, Ottolini e Donaudy, hanno dato in questi giorni due
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