La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 4 - 6 febbraio 1908
25 Non aspetto che un giorno di bufera sociale, d'anarchia cit- tadina, di rivoluzione piazzaiuola e di guerra civile, per scen- dere in strada con una buona Mauser a saldare le partite con tutti costoro, sbarazzandomene freddamente e giocondamente. Ad uno ad uno li voglio aver sotto tiro! Punto, miro, sparo, ammazzo, do di frego ad un nome, e corro in cerca di quello che gli succede. A non perdere tempo, mi ci vorrà una settimana a liquidare queste mie note, volendo tener 'conto di un otto ore al giorno per rifocillarmi e per riposare. Perchè la lista è lunga e si allunga ogni giorno più; per poco, sabato l'altro non vi aggiungevo anche il nome del signor Piero Ottolini. Non l'ho fatto volendo indulgere colla sua in- consideratezza da giovincello l'insouciance, c'est le lot anter de Page céleste! • ma il castigo non sarebbe stato rubato. Non tanto per avere il signor Ottolini scritti quei suoi tre atti, che ha intitolati Jeannot, quanto per non averli scritti. Colla pietosa e lagrimevole storia di una figlia di non si sa chi, mal vista ed odiata dall'uomo che sposò poi sua madre, mal tollerata dalla mamma stessa cui ricorda l'antica abbie- zione e che finisce per ammazzarsi — dopo aver cercato ritligio ed assistenza presso uno zio, che invece la insidia — per non , essere una intrusa in casa sua, ed una svergognata in casa d'altri, non sarebbe stato impossibile comporre un dramma da farsi ascoltare. Niente di straordinario, si capisce; niente da farci dar di capo nelle tavole del palcoscenico come fa Giopì quando è ubbriaco di gioia, ma insomma tanto almeno da mandarci a letto senza masticar fiele. Bisognava mostrarci chi fosse e cosa fosse la madre di Jeannot, chi fosse e cosa fosse l'uomo che se _la sposava con quel po' po' di confusione nello stato civile e lumeggiare inconciliabilità di una convivenza fatta di richiami tristi e vergognosi, e ren- dere evidente le sofferenze intime e profonde della fanciulla e scolpire il risveglio di una tarda sensualità nel non più giovane zio, e mostrare l'inevitabilità della soluzione tragica per l'anima casta ed appassionata di Jeannot malgrado la sua origine impura. Ma per arrivare a questo è necessario avere un fine intuito psicologico, e vedersi innanzi vive e complete le figure del quadro e coglierne i tratti caratteristici con sapiente misura, con assoluta precisione e maneggiare il dialogo con eleganza, con finezza, con proprietà, e scegliere fra mille episodi che la fervida e laboriosa fantasia può suggerire, i più propri a ren- dere uno stato d'anima od un movimento passionale..., per ar- rivare a questo, insomma, è necessario aver ingegno, scienza, coscienza, immaginazione, coltura, qualità innate e virtù acqui- site. Il signor Ottolini non ha che dell'audacia, ma è l'audacia
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