La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 1 - 16 gennaio 1908
32 glianza di carattere fra loro, tranne il disprezzo celato che avevano in comune con la madre per il padre. Pa- revano tutte interessate a rendergli la vita facile e agiata per impedirgli di rimanere con loro un minuto più del necessario. Quando c'era lui si respirava male. L'ansia che se ne andasse era in ciascuna. Ne studia- vado ogni movimento e io capivo le loro trepida- zioni. Fumando il sigaro che accompagnava la sua dige- stione gli capitava di tanto in tanto di interrogarmi sugli avvenimenti della giornata — pur dicendomi che per il suo mestiere erano inutili. Suo padre, ignorante come una bestia, era morto, senza sentire 'il bisogno di leggere il giornale. Lui ne .sapeva fin troppo Sa- peva leggere e scrivere i nomi della clientela; regi- strare i quantitativi sui libretti, fare le somme alla Site del mese, contare i denari senza sbagliare e che altro occorreva per fare il fornaio? L'importante per fui era di comperare farine che non fossero aviriate e mettere assieme pane che contentasse il gustò di chi lo mangiava. Così non appena le ragazze seppero qualche cosa più del-padre ordinò che si desse tanto di catenaccio alle loro scuole e le utilizzò in negozio. Io gli servivo di paragone e di bersaglio. Quando voleva dimostrarè l'inutilità dell'istruzione mi aZditava come un buono a nulla. Mi ascoltava però volentieri e qualche volta erano i miei ragionamenti di demoli- zione che lo costringevano a tacere e ad andarsene, passandomi là sua manona fra la mia capigliatura folta e nera come il -giavazzo. In quel suo atto di bonac cione ruvido mabifestava qualche cosa tra il disgusto e il compiacimento. A poco a poco avevo finito per diventargli indispen- sabile. Senza la mia presenza pareva che ogni cosa andasse alla rovescia. Mangiava male, non gli pia- ceva il vino della sua cantina, le parole assumevano significati diversi e tutta quella gente diventava di- cattivo umore. Più raccontavo gli orrori della mia vita e più mi si voleva bene. (Continua)
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