La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 1 - 16 gennaio 1908
12 Mormora Cincinnato: — Ah, vinto m'hai! — Timoleon: — Ti vo' baciare in fronte! — No, cavaliere .tuo non nacque mai, Umanità, più baldo al piano al monte In mar; tutte le stelle Avea negli occhi, e in. cuor l'ansie più belle: L'ansia, su tutte, della Libertà. - Ecco, latina America infelice, Le tue parnpe, ruggendo, Ei correrà Fulmin di guerra purificatrice: — Capitan di ventura, Filibustier, dà i polsi alla tortura! Salvatore Egli passa e Redentor, Vergin d'incensi e di menzogne e riti; E « un metro cubo di letame» ancor Na trema in Valicai?, coi Gesuiti, L'occhio figgendo smorto Lò dov'Egli Opiù vivo oggi ch'è morto. Roma Lo chiama. « Roma o morte»? No: Più tardi. Ora morrà la sua Compagna. Dante dalla sua tomba allor s'alzò, Gli fe' la scorta per la rea campagna E disse: — .1 ripmsare Hai fra dieci anni, ma dall'altro mare. -- Oh voi felici, del gagliardo stani, Narciso, Ernesto, che befrear del vostro Sangue almeno poteste il patrio suol! A Lui di Villafranea il torba inchiostro' Ruba la patria intanto;' Bagnarla Ei non potrà ma' che di pianto. «Santa canaglia, avanti! n E calmo il. mar Tirreno a maggio, com'è calino il forte Giason d'Italia in suo fatale andar. «Negazion di Dio», pensa alla morte! E tu nell'urna al Córso, O fatidico cli, scema il rimorso! « Piccioni, avanti! » O vincer& o morir. Dovunque passa il Pro' dei prodi, un fiore Germoglia, il fior dell' italo avvenir. Sei. tu, Sicilia, dell'Italia il cuore; Sei tu che, da Salemi, A un re che aspetta sembri dir: -- Chè tremi?
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